1. A spasso nel tempo


    Data: 26/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Raccontando, Fonte: Annunci69

    ... credo, puzzolente.
    
    «Goffredo alzati, razza di pigrone, il gallo ha già cantato e la terra non aspetta noi!» Un uomo barbuto mi strattonò con violenza. Ma dov’ero finito? Chi erano tutte quelle persone? Poi, così come i primi raggi del sole mettono in luce la natura dopo le ore della notte, così la mia memoria cominciò schiarirsi. Ero il figlio di Gustavo, morto qualche anno prima. Ero proprietà del Conte Enrico Arturo Maria Casamacchia signore del paese e padre di… Gismondo? Sapevo di essere membro della servitù del castello. Il sig. Ettore, l’uomo che mi aveva svegliato, aveva promesso a mio padre che si sarebbe preso cura di me ed era il capo della servitù. Mi sentivo strano. Era come se in un sol corpo ci fossero due anime: quella di Gabriele e quella di Goffredo. Ma io ser Gismondo non lo conoscevo. Cosa stava succedendo?
    
    «Avanti pigrone! Ah povero tuo padre, lui alla tua età aveva già tre figli e portava avanti una famiglia. Se non ti caccio dalla servitù è solo per rispetto alla promessa fatta a quel pover’uomo. Che Dio lo abbia in gloria».
    
    «Mi scusi signor Ettore, faccio prestissimo, volo come un razzo!»
    
    «Come un che? Cos’è un uccello? Oh ragazzo tu mi spaventi, devi trovare moglie! Ma bada bene, oggi ti occuperai di allestire la sala grande insieme a Vittorio, Edmondo, Maria e Giovanna. Ricordate, razza di sfaticati, che domani sera ci sarà la cerimonia di fidanzamento tra Sua Signoria Gismondo e la duchessa Beatrice. Il castello deve splendere. Tutto ...
    ... deve andare liscio. Se percepisco uno spiffero di troppo vi giuro sulla croce di Nostro Signore che vi abbandono nella foresta in pasto alle streghe».
    
    Quindi il giorno dopo ci sarebbe stato il fidanzamento, quello a cui Gismondo non prestò fede per aver amato una sguattera. Forse Giovanna? O Maria? In ogni caso uscii dalla casa della servitù e percorsi il lungo corridoio in pietra che mi avrebbe condotto ad un’entrata interna del castello. Era come se conoscessi ogni centimetro dell’intera costruzione. Come mai non avevo mai visto Gismondo? Anzi, ora che ci pensavo, non avevo mai visto nessuno della famiglia.
    
    Entrai nella sala grande e mi raggiunsero anche gli altri colleghi. Era tutto come lo avevo visto con i miei amici.
    
    Ci raggiunse Ettore e ci diede le indicazioni sul lavoro da svolgere. Pensai che non ce l’avrei mai fatta a lucidare tutto e spostare tavoli e panche in legno pesantissimi.
    
    A metà giornata sentii delle voci che discutevano animatamente. Mi voltai e li vidi. Gismondo e suo padre, così come li avevo ammirati sul ritratto. Gismondo era stupendo, il quadro non rendeva giustizia alla sua bellezza. Alto e muscoloso, indossava un abito di velluto viola aderentissimo che lasciava intravvedere i muscoli delle gambe, il suo fianco stretto e le spalle larghe. Sulla piccola gorgiera spiccava un volto bellissimo. Il dipinto lo aveva edulcorato nei lineamenti che, invece, erano lievemente più marcati e gli davano un’aura di virilità come mai avevo visto prima. ...
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