1. Come parlarne - Capitolo VII


    Data: 07/11/2017, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... cellulare, che non fece nulla per nascondere a Debora il mio affanno.
    
    “Ma stai camminando? Dove sei?” domandò. “Credevo fossi a casa…”
    
    “Non sono a casa in effetti” risposi, con una nota incerta nella voce. “Sono… sto camminando sul vialone.”
    
    “Sul vialone? Stai andando a prendere le pizze? È presto a quest’ora, ci vuole un’oretta prima che io arrivi.”
    
    “No, no… non sto andando a prendere le pizze...” Dovevo inventarmi qualcosa, e in fretta.
    
    “Allora? Posso sapere che combini?”
    
    “Stavo facendo solo una passeggiata, ma l’ho vista… Sai, quella ragazza nuova…”
    
    “Quale ragazza nuova?”
    
    “Quella che si è appena trasferita qui nel nostro quartiere… E… Volevo conoscerla, ma sai che sono timido… La sto seguendo… Cosa dovrei dirle secondo te per rompere il ghiaccio?”
    
    Attesi la sua reazione.
    
    La vidi fermarsi. Rimase immobile in mezzo a tanta gente frettolosa.
    
    Ci fu silenzio.
    
    “Quale ragazza vuoi conoscere? Come mai non ne so nulla?” domandò. Il tono era gelido e tagliente.
    
    Mi immobilizzai in un punto in cui tra me e lei ci fosse sufficiente viavai da mimetizzarmi, riprendendo fiato. “Te l’ho detto, la bionda che si è trasferita…” dissi, “vorrei parlarle prima che incontri certa gente…”
    
    “Voglio sapere perché non so nulla di nessuna bionda nuova. Come mai non MI HAI detto nulla? Cos’hai da nascondere?” Mi si congelò l’orecchio per il freddo della sua voce e mi corse un brivido sulla schiena all’idea che potesse davvero arrabbiarsi così con ...
    ... me.
    
    “Cosa dovrei nascondere? Cosa dovrebbe esserci tra noi? Per cosa te la stai prendendo? Non c’è nulla per cui te la devi prendere” continuai, “ci faccio solo una chiacchierata, non preoccuparti.”
    
    Silenzio.
    
    “Sappi che mi sto incazzando!” proruppe all’improvviso. “Seriamente! Non fare cazzate!”
    
    Invece io mi stavo davvero divertendo. “Aspetta!” dissi agitato, avvicinandomi un po’ a lei. “Aspetta, la sto raggiungendo… Devo chiudere, ti chiamo dopo…”
    
    “NON OSARE RIATTACCARE!” gridò. Qualcuno si voltò a guardarla.
    
    Chiusi la chiamata, trattenendo a fatica una risata.
    
    Spalancò gli occhi scioccata, poi fissò il cellulare a bocca aperta, incredula.
    
    Misi il telefono in tasca e nascosi la faccia dietro ai fiori, ormai a pochi passi da lei. Sembrò non fare caso a me.
    
    Divenne una furia. Vidi scatenarsi attorno a lei un’aura buia e nera di burrasca, vento, tuoni e fulmini, mentre i suoi occhi erano ormai iniettati di sangue e fiamme roventi, e dalle sue labbra partivano irripetibili, quanto leggendarie imprecazioni, come messaggeri di morte mandati a compiere il loro destino. Il suo povero cellulare intanto, era la prima vittima di tutta questa ira inarrestabile e subiva un trattamento durissimo, ad ogni pressione delle dita di Debora, che tentava di richiamarmi.
    
    Il mio telefono squillò.
    
    Debora alzò lo sguardo nella mia direzione. Aveva gli occhi di una pazza criminale assetata di distruzione. Un nuovo brivido gelido attraversò la mia schiena. Non avrei mai voluto ...
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