1. Storie di una mamma ninfomane


    Data: 05/02/2019, Categorie: Autoerotismo Etero Incesti Autore: sexgodness, Fonte: RaccontiMilu

    ... si allargavano a macchia d’olio nell’interno coscia. Mi stavo godendo ogni singolo suo movimento. Come una gatta in attesa di ricevere le fusa.
    
    “Ce ne hai messo di tempo amore mio …” ho detto accarezzandogli la testa, e infilando le dita nei suoi lunghi capelli neri, stropicciandoglieli un po’.
    
    “Sei mia madre” risponde lui, con voce roca. Mentre con le mani mi strizzava le tette, leccandomi i capezzoli.
    
    “Shhh! …. Nessun altro uomo mi ha resistito tanto… Sei tremendo. Pensavo non ti eccitassi abbastanza…”
    
    Marco alle mie parole sorrideva nelle penombra, mentre tratteneva tra i denti un capezzolo, turgido da far male. E io rispondevo con piccoli gemiti e lunghi sospiri. Gettando la testa all’indietro. E allungandomi felina.
    
    “Mmm le tue nuove tette…quante seghe mi sono fatto”
    
    “Ti piacciono? Non me l’hai mai detto”
    
    “Sono il sogno di ogni uomo, mamma”
    
    “Ciucciale, come se dovessi bere il latte. Come quando eri neonato”
    
    E Marco ciucciava con gusto, e con una mano accarezzavo il suo cazzo, stringendone l’asta.
    
    “Mamma sei una gran troia lo sai?” sussurrava continuando a mordicchiare e leccare.
    
    “Lo senti quanto ti vuole il mio cazzo?” diceva, spingendolo verso la figa nuda e rasata, cercando di farsi strada. “Non ce la ...
    ... faccio più a farmi solo le seghe”.
    
    “Lo sento Marco. Lo sento amore mio. Ma non lo voglio dentro. Non ora almeno. …. Prima me la devi leccare. Voglio che mio figlio lecchi la fregna da dove l’ho partorito…”
    
    Ero eccitata all’inverosimile. La figa era un bagno caldo.
    
    Marco non se l’&egrave fatto ripetere due volte ed &egrave scivolato tra le mie cosce, allargandomi le gambe e affondandoci la lingua.
    
    La sua lingua si fermava sul clitoride, lo torturava, seviziava, fino a sentirlo gonfiarsi, come fosse la punta di un cazzo. Mordicchiava l’interno coscia,
    
    Mi sono girata, l’ho voltato e messo supino. In ginocchio, mi sono seduta sulla sua faccia, afferrandogli i capelli e dicendo: “Leccamela figlio mio, lecca la fregna di tua madre”.
    
    Lui ha aumentato il ritmo. Marco leccava come un forsennato. Slappava come un animale furioso.
    
    L’orgasmo mi ha fatta tremare, in preda a spasimi violenti.
    
    Allora ho sollevato la figa dal suo viso, restando a pochi centimetri dal naso. Per fargli sentire tutto l’odore di sesso. Del sesso di mamma. E lasciando colare fili della mia sborra, mista alla sua saliva, sulla sua bocca aperta, pronta ad accoglierla, assetata. Miagolando:
    
    “Ora s’ che puoi scoparmi e riempirmi di sborra….. figlio mio”. 
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