Taylor Made (su misura) - Cap. III
Data: 17/01/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: scaaty, Fonte: EroticiRacconti
... - dico, accennando alla porta dalla quale è appena uscita la ragazza di prima, come a intendere che ho già scelto.
- Dottore – insiste Liu – è venuta apposta… -
- Va bene va bene – rispondo, guardando in modo palese l’orologio e dirigendomi verso l’ufficio – la faccia entrare -
Pochi istanti dopo, la donna entra nell’ufficio.
Io sono seduto alla scrivania, e scrivo al computer.
Lei resta ferma, in piedi. Io scrivo.
Alzo la testa, la guardo, scuoto la testa, sospiro – si sieda -
Lei si avvicina alle due sedie imbottite che stanno davanti alla scrivania.
- No – la blocco, senza alzare la testa dallo schermo del pc – no. Quello – e accenno con un dito allo sgabello che è nell’angolo.
La donna si gira, prende lo sgabello e lo porta davanti alla scrivania.
Lo sgabello è basso, più basso di almeno dieci centimetri rispetto alle altre sedie.
Ha solo tre gambe, ed è poco stabile perché una gamba è un po’ più corta delle altre.
La donna è costretta a tenere la schiena diritta, con le ginocchia più alte del bacino, e a muoversi spostando il peso ogni volta che lo sgabello balla, facendo un imbarazzante cigolio.
Tiene la borsa in grembo.
Finalmente finisco di scrivere, alzo la testa e la guardo.
Sono un grande attore.
Oh sì, sono un grande attore perché riesco a nascondere quello che sento quando la vedo per la prima volta.
Perché è perfetta.
È una donna.
Non una ragazza, una donna nel pieno della maturità.
Malgrado il trucco, ...
... si intuiscono le occhiaie e le piccole rughe accanto agli occhi.
Le labbra sono piene e sensuali, ma la bocca ha una piega che non riesce a nascondere la tristezza.
I vestiti e le scarpe sono eleganti, ma vecchi, appena fuori moda e usati qualche volta di troppo.
Le mani stringono il manico della borsa, le unghie corte dipinte di un rosso scuro e sobrio.
I capelli, neri e morbidi, scendono alle spalle.
Gli occhi sono neri e scuri, pieni di tristezza, paura e disperazione.
È lei.
È lei quella che voglio.
Sapere che potrei prendermela già adesso, qui, così, mi fa quasi dimenticare ogni programma, ogni piano, e mi trattengo a stento.
- Allora – le dico finalmente – signora… - e così dicendo apro una cartellina che ho sul tavolo
- Elena – mi interrompe
- Elena, appunto – dico – ecco, mi spiace, ma, vede, la persona che ha visto prima, ha fatto anche lei il colloquio e… - lascio la frase in sospeso, come dire “l’hai vista, no? Hai visto che bella, che giovane, come puoi pensare che io scelga te invece che lei?”.
- La prego, mi ascolti – mi dice Elena, piegandosi in avanti verso la scrivania, che le arriva quasi a metà del petto, tanto basso è lo sgabello
Io la guardo, poi mi appoggio allo schienale della poltrona e finalmente annuisco – due minuti – le dico, indicando l’orologio – poi purtroppo devo… -
Elena abbassa gli occhi, le dita tormentano il manico della borsetta.
Prende fiato, mi guarda.
Oh, solo il modo in cui mi ha guardato ...