1. Jane, nera amica


    Data: 13/12/2018, Categorie: Tradimenti Autore: Arzacchio, Fonte: Annunci69

    ... lei come se il suo corpo fosse la terra, un monte che origini una sorgente di acqua splendida. Mi immagino di essere un pesce che risalga la sua corrente. Il suo flusso di energia come una stella in balia di correnti dello spazio. Un buco nero che mi inghiottirà.
    
    Ora è di nuovo in piedi e si sposta verso una scrivania in legno ricoperta di una finta pelle verde. Pelle su pelle, sembra, si siede mettendo in mostra la sua sorgente stessa. Ho sete, e la voglio bere. Si getta indietro, poggiando sulle braccia e riversando la testa ed il collo sembra offrirsi senza parole inutili. Le prendo i seni con le mani, solo quel poco per sentire che i suoi capezzoli sono rigidi e vogliono certo essere presi in considerazione. Lo faccio, li bacio e ne è contenta. Vedo smorfie di piacere ben diverse da quelle di pochi secondi prima, e come un riflesso dilata ancora più le cosce e spinge di più la nuca lontano da me, come due calamite che si respingono. Le stringo le colline soffici e mi getto con le labbra verso quel magico triangolo morbido. Spingo il più possibile la lingua in lei. E’ pazzesco come sia liquida la sua corolla, come una pianta carnivora che mi digerisca. Vorrei essere un insetto curioso che possa venir digerito dai suoi umori. Sento come se quello fosse il mio destino per questa vita. Diventare cibo per lei. E tra i petali, sembro un colibrì o un ape che veloce, cerca nettare e trova ben altro. Non è nettare ma un fluido vischioso che mi sporca, anzi mi lava sempre più ...
    ... mentre insisto sul punto cenrale, rigonfio come un piccolo monte da scalare, un sensibile piccolo giocattolo che non mi stancherà mai. Mi dice di continuare, ed obbediente continuo. Le cosce mi serrano la testa come se dovessero staccarla. Penso alla mantide. Forse me la staccherà. Ma perché ho questi pensieri? Devo godermi il momento, non dimostrare di aver paura. Di niente! E’ solo un bottone di rosa. Le mie dita insinuano in lei, ritmiche, in controcanti lenti ma forti in intensità. Il rumore che ascolto è uno sciabordio di risacca, musica in cui vorrei danzare come un guerriero al plenilunio. Aumento e diminuisco. Non so cosa fare, attento alle risposte del corpo che ho sotto la bocca, ora sono io ad inghiottirla. Sono io la bestia che sola, senza il branco va al pozzo. E’ un’oasi, una vasca termale, un elisir dolce in una coppa di legno. E’ la mia donna in quel momento, e potrei uccidere se qualcuno volesse togliermi il suo gusto e la mia voglia di proteggerla. E’ una regina ed io la sua ancella, l’operaia, il fuco. Non so chi sono ma sono qui per servirla.
    
    Sento che aumenta il ritmo dei suoi gemiti mischiati ai si, agli yes, a semplici mugolii sempre più forti. Insisto, continuo cercando di non perder il ritmo. Ho il viso completamente bagnato di lei: ne sono beato, assorto nei profumi che sembrano cambiare in continuazione, ma che sono invece sempre lo stesso, delicato. Come un sommelier cerco di darle una connotato usando semplici parole abusate: fruttato, agrumato, ...
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