1. Gita in montagna


    Data: 13/11/2018, Categorie: Etero Autore: suve, Fonte: RaccontiMilu

    La passione per la montagna, per le lunghe camminate su sentieri impervi, a contatto con la natura spesso ancora incontaminata, mi convinse a accettare la proposta di un gruppo di amici.
    
    Così partii con loro: scarponi, bastoni da trekking, calzettoni, pantaloni resistenti; nello zaino un kit di pronto soccorso, acqua e barrette energetiche.
    
    Eravamo dieci all’inizio del sentiero ma dopo qualche chilometro ci dividemmo.
    
    Gli altri proseguirono per la meta prestabilita, un rifugio oltre i 2000 metri, io, Alessandro e Laura deviammo per un sentiero ancora più scosceso che ci avrebbe portato a una cima vicina da cui si godeva un panorama mozzafiato. La voglia di vedere un posto nuovo, la sfida rappresentata da quel sentiero sconosciuto, la bella giornata, tutto concorse a farci prendere quella decisione di cui poi ci pentimmo.
    
    Rimanemmo d’accordo con gli altri che li avremmo raggiunti tre ore dopo, prendendo un altro sentiero che dalla nostra cima andava al rifugio, e con passo lento e costante ci incamminammo prima sotto il fresco degli alberi e poi, raggiunto il limite arboreo, sotto un sole caldo temperato da un venticello fresco.
    
    Lo spettacolo, una volta raggiunta la meta, valse la pena della fatica. Da lì dominavamo ben due valli sottostanti e l’occhio raggiungeva la pianura lontana. Ci riposammo alcuni minuti, ci rifocillammo, facemmo delle foto e prendemmo il sentiero in discesa per raggiungere gli amici.
    
    Il tempo in montagna, si sa, cambia rapidamente. ...
    ... Una prima nuvola oscurò il sole, poi la massa aumentò e ci rendemmo conto che a breve sarebbe scoppiata una tempesta. Affrettammo il passo e questo fu fatale a Laura che, mettendo un piede in fallo, rimediò una distorsione alla caviglia che le impedì di proseguire autonomamente. Aiutandola percorremmo ancora qualche centinaio di metri ma oramai la pioggia era imminente e, portando Laura, noi eravamo troppo lenti.
    
    Su una parete vedemmo una cengia che avrebbe potuto fornirci un riparo temporaneo, e decidemmo che uno di noi sarebbe rimasto con lei mentre l’altro sarebbe corso al rifugio a cercare aiuto. Rimasi io e, raggomitolato con Laura sotto la cengia, vidi le prime gocce cadere e poi diventare pioggia intensa.
    
    La natura diede il meglio di sé con fulmini che illuminavano a giorno rompendo l’oscurità che era scesa; tuoni fragorosi ci assordarono.
    
    La cengia ci permise di non bagnarci e goderci quello spettacolo terribile e affascinante insieme.
    
    Il tempo passò e si fece sera, l’oscurità aumentò, la pioggia smise e un cielo splendidamente stellato ci apparve. Il freddo iniziò a farsi sentire. Io ero attrezzato: nello zaino avevo una coperta e un maglione di lana. Purtroppo Laura non era stata così previdente e prese a battere i denti dal freddo. Le diedi il maglione ma servì a poco. Ci stringemmo l’un l’altra per riscaldarci a vicenda avvolti nella coperta. Nulla da fare, l’immobilità e la temperatura che era prossima allo zero si sentivano tremendamente, anche io ...
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