1. Divagazioni di una mamma sprint


    Data: 07/11/2018, Categorie: Erotici Racconti Autore: cameliablu, Fonte: RaccontiMilu

    ... sforzerà, sinceramente, di trovare una buona ragione per cui tu debba comprarti la nona collana di jais, perché con quel nodo proprio ti risolve il guardaroba; qualcuna che ti dica che meravigliosa scelta organizzativa hai fatto e gestito benissimo, e com’era imprevedibile che i quattordici amichetti dei figli che avevi a casa ti sfuggissero un po’ di mano e sventrassero a pallonate le uniche due piante di rose che erano riuscite a fiorire.
    
    No, dal mio punto di vista avere amici è necessario principalmente perché mi permette di dare libero sfogo a quello che sento quando ho bisogno di essere ascoltata, di scaricarmi insomma, e perché mi permette di distribuire e ricevere consigli.
    
    Il fatto è che gli amici, le amiche più precisamente, mi hanno tra i piedi per un periodo di tempo limitato, e quindi sono in grado di tollerare un più alto tasso di molestie da parte mia.
    
    Invece, i figli, ai quali sto incollata come una cozza, alle mie predichelle inseriscono la modalità audio “off”, e mi guardano fissando credo un mio orecchino su un lobo a scelta, mentre pensano alla stupefacente avventura degli X-Men che potranno finalmente finire di leggere quando io avrò terminato di illustrare loro i benefici di uno studio metodico e accurato.
    
    Quanto a Orso, il mio marito dal petto irsuto e l’addome prominente come una pagnotta troppo lievitata, lui è un uomo intelligente, e ha imparato da subito a rispondermi «Aha» oppure «Ma davvero?», o anche «Ma sì lo penso anch’io» e «Certo» ...
    ... quasi sempre a tono, ciò che gli permette di simulare conversazioni con me con il minimo sforzo. Se ho il dubbio che non mi stia ascoltando, per fare una prova, gli dico: «Caro, sono di nuovo incinta». Lui, a quelle parole, rotea gli occhi come se gli avessero dato la notizia più sconvolgente che le sue orecchie abbiano mai sentito, si gira verso di me con un’espressione da ebete (o forse sarebbe meglio dire da prendere a schiaffi), ammutolito, lo sguardo vitreo da merluzzo morto. Oppure non si volta, ma, piegandosi come un condannato a morte, porta le mani alla testa ed emette un suono strozzato. E questo significa che l’estremità superficiale di quello che dico gli arriva. Poi lo guardo. Gli occhi sono la sua parte migliore, marroni punteggiati di verde. Il nasino da maiale è troppo piccolo per il suo faccione. Quanto alle sopracciglia, non è che si toccano appena a metà strada ma s’intrecciano in mezzo alla fronte come gente a una festa. La bocca è piccola, ma a culo di gallina, cosa dovuta a parecchi denti sporgenti. Sì, lo guardo. E rido.
    
    Ma per il resto, Orso è comunque un uomo onesto, sensibile e abbastanza paziente, e ciò è sufficiente a farmi dimenticare ogni altro suo difetto. Certo, a volte può volerci un pomeriggio, o una serata intera, seduta in cucina da sola a pensare, per riuscire a vedere le ragioni dietro ai suoi gesti. Come quando lo mando a fare la spesa nel negozio di alimentari sotto casa. È da un po’ che ho rinunciato a mandarlo a fare acquisti lì. È ...
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