1. Digione


    Data: 05/10/2018, Categorie: Etero Autore: Pericolo, Fonte: RaccontiMilu

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    Me ne stavo lì, appoggiato a una colonna, la sigaretta in bocca, il cappello abbassato sugli occhi, e quando arrivavano a portata di voce, io mollavo uno scaracchio e su il cappello. Nemmeno mi curavo d’aprir bocca e d’augurare buongiorno o buonasera. Sottovoce dicevo: ‘In culo, Jack!’ e basta così.
    
    Era passata una settimana e mi sembrava d’esser lì da tutta la vita. Era come un incubo del cazzo che non ci si riesce a scuotersi di dosso. Entravo in stato comatoso al solo pensarci. Da pochi giorni ero arrivato. Cade la notte. Gente che fila a casa, come fanti sorci, sotto le luci nebbiose. Gli alberi scintillano d’una cattiveria che ha la punta di diamante. Ci avevo ripensato mille volte. Dalla stazione al liceo pareva una passeggiata nel corridoio di Danzica, tutto spigoloso, crepato, innervato. Un vicolo d’ossa morte, di figure curve, striscianti, avvolte in un sudario. Spine dorsali fatte di lische di sardina. Il Liceo medesimo pareva sorgere da un lago di neve minuta, una montagna alla rovescia, puntata verso il centro della terra dove Dio o il Diavolo lavora di continuo in camicia di forza a macinare per quel paradiso che non &egrave che un venire in sogno.
    
    Se brillasse mai il sole non lo ricordo.
    
    Ricordo Mary. La stanza dove facevamo all’amore era piuttosto grande, con una stufetta a cui s’innestava un tubo contorto che faceva gomito proprio sopra la brandina di ferro. Vicino alla porta un grosso ripostiglio. Le finestre davano su una fila di casette ...
    ... misere, tutte di pietra, dove abitavano il droghiere, il fornaio, il macellaio, etc., tutti cafoni dalla faccia di idioti. Guardavo sopra i tetti verso le spoglie colline dove sferragliava un treno. Il fischio della locomotiva suonava lugubre e isterico.
    
    ‘Tom, abbracciami, ho freddo”.
    
    In quel pozzo di stanza filtrava dalla strada una luce bluastra. Ascoltavo passare i camion fragorosi e fissavo con occhi vuoti il suo corpo. Mi sentivo libero ed incatenato a un tempo ‘ come ci si sente poco prima delle elezioni, quando tutti gli imbroglioni sono stati iscritti sulle liste e ti pregano di votare per l’uomo giusto. Le ombre nella stanza si scurivano. Era un silenzio pauroso, una quiete tesa che mi tirava i nervi. In sottofondo il suo respiro. Rocchetti di neve appigliati ai vetri delle finestre. Di lontano mi giunse lo strillo acuto d’una locomotiva.
    
    ‘Tom, accendi la stufa? ho freddo tesoro”.
    
    Poi ancora silenzio di morte. Cominciavo a scorgere il chiarore della stufa, ma calore non ne veniva. Non avevo soldi, né risorse, né speranze; mi sentivo l’uomo più felice sulla terra.
    
    ‘Tom’ Ho voglia di fare all’amore…’.
    
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    Siccome il fuoco mi si spegneva sempre, finii presto la mia razione di legna. Era un lavoro del diavolo strappare un po’ di legna ai colleghi. Alla fine mi ci arrabbiai tanto da mettermi in giro per la strada a cerca di legna da ardere, come un arabo. Incredibile quanta poca legna si trovasse per le strade di Digione. Ma in ogni modo, queste piccole ...
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