1. Vecchie storie di caserma


    Data: 23/10/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: RedTales, Fonte: Annunci69

    Matteo, il Maresciallo, quel suo grado lo faceva pesare e, spesso, anche molto. Nessuno sapeva se lo faceva per frustrazione, smania di rivalsa, desiderio sessuale, insana perversione, sadismo o chissà per quale altro motivo, ma quando ordinava a qualcuno di seguirlo nella stanzetta era certa a tutti la conclusione. E, come in tutte le storie di caserma, su di lui erano fiorite molte “leggende”.
    
    Era un uomo di mezz'età, sposato. Estremamente rigido e perfezionista alla follia. Anche in ciò che era perfetto riusciva a trovare qualcosa che non andava e, di conseguenza, urlava, minacciava, puniva. E, a volte, lo faceva di persona. Nell'unico modo che lui riteneva umiliante: sottomettendo sessualmente i malcapitati di turno. Parliamo dei primi anni ottanta, periodo in cui l'omertà e il nonnismo la facevano ancora da padroni in certi ambienti.
    
    Questa storia me la ha raccontata uno dei ragazzi che è passato “per le sue mani” e che ho conosciuto tempo fa. Ovviamente non è più un ragazzo e ha insistito perché la scrivessi, anche se non mi sembrava il tipo di storia giusta...
    
    “Ero arrivato da poco li, per me tutto era nuovo. Nel CAR avevo già capito l'aria che tirava, in particolare per chi, come me, era laureato ma non aveva voluto fare il corso ufficiali. Il nonnismo era forte e decisamente ben radicato. Evitai da subito di far sapere che avevo studiato, ma qualcuno aveva già informato i miei nuovi commilitoni, che mi accolsero in modo ancor più pesante del ...
    ... solito.
    
    Il fatto di avere cinque anni più di loro non aiutava, anzi. Fortunatamente due camerati si dimostrarono gentili e mi misero al corrente di tutto quello che bisognava sapere. Il vero problema per noi era il Maresciallo Matteo, una specie di pazzo. Mi informarono senza giri di parole che era solito incularsi i nuovi arrivati, ma non solo, perché si sfogava anche con alcuni che teneva di mira.
    
    Alla mia incredulità, mi fecero raccontare direttamente la storia di uno. Mi sembrò proprio vera, anche se alcuni dubbi non sparirono completamente dalla testa.
    
    Dopo alcuni giorni, una mattina, all'appello, proprio il Maresciallo Matteo se la prese con me per uno strappo sulla mimetica. Gridando come un pazzo mi apostrofò pesantemente e, alla fine, fatti andar via gli altri, mi fece restare li, sull'attenti per più di un'ora prima di ordinarmi di seguirlo nella stanzetta.
    
    La raggiungemmo dopo un lungo percorso. Si trovava dietro dei magazzini che sembravano quasi abbandonati. Era particolarmente squallida con i muri scrostati e poco illuminata. Al centro una massiccia scrivania con due sedie e accostata alla parete una rete con sopra due grossi materassi.
    
    Mi fece mettere sull'attenti e riprese a vomitarmi addosso tutte le offese che conosceva. Infine mi disse che non potevo indossare quella tuta strappata e dovevo togliermela. Non feci in tempo ad iniziare che mi ricoprì di altre grida dicendomi di levarmi prima gli anfibi. Lo feci. Poco dopo restai, sempre sull'attenti, in ...
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