1. Amore e calore sconfinato


    Data: 02/08/2018, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... opportunamente la linea estrema ininterrottamente persuaso d’essere il più forte, il più energico. Tu però sei donna e sai custodire, sai preservare, sai salvaguardare, sai fermarti sul ciglio, dal momento che &egrave lui che t’inizierà, lui che ti presenterà a te stessa, che t’insegnerà a trovare la strada al buio. Lui sapeva fermamente da sempre che eri manifestamente abile e capace, in quanto non doveva far altro che svelarti a te stessa, per il fatto che ti capita ancora di sentire nelle spalle l’eco di quella stanchezza profonda e incolmabile, quella condizione di sfinimento scoraggiato, d’insolita e d’irrequieta anima lesa, quell’inerzia del mettere un passo dopo l’altro rileggendo in un angolo di coscienza il mantra che il tempo aiuterà, che l’importante &egrave in conclusione superare questo momento, venirne fuori un giorno dopo l’altro, un passo senza di lui dopo l’altro.
    
    Lui t’aiuta, si fa persino odiare, manifestamente disdegnare, diventa nemico, il tuo sabotatore peggiore, perché ha radici dentro di te che nessuno estirperà né strapperà mai, nemmeno tu. L’unico modo d’allontanarti da lui &egrave iniziare ad amare altre parti di te, scegliere il giorno adatto e sprangare le porte alla notte, ignorare le stelle, il canto dei lupi, le correnti marine e scegliere per tutta la vita solamente la terra, la fertile terra, la solida terra. Sì, oggigiorno, mi capita ancora di sentirmi addosso quella stanchezza malata, nociva e turbata, sì, perché me la sentivo nelle ...
    ... spalle che sembravano non riuscire più a portare sé stesse, nei polmoni che non riuscivano più a riempirsi davvero.
    
    Adesso ho vissuto dieci vite diverse da allora a oggi, ma le cicatrici e gli sfregi s’arrosseranno ancora e sempre al cambiare del tempo, perché separarmi e sconnettermi da te &egrave la fatica più dolorosa, immensa e straziante che abbia mai dovuto portare a termine. Ti confido amaramente che sono passati quasi dodici anni, eppure ancora quando vedo un diciotto in un film ti sorrido. Ti meraviglierai, certo, però c’&egrave ancora la credenza vana dei numeri, ancora il sorriso complice, perché ci sono legami che diventano ossa, scheletro dentro di te, quella nostra personale versione dello scheletro nell’armadio.
    
    Oggigiorno, ripensandoci bene, sei tu invero che m’hai instradato amore mio sepolto, sei tu che m’hai convogliato insegnandomi a vivere il corpo come un frutto, lo sperma come il color del latte, così come il Re Mida che trasformava ogni gesto in canto e in festa. Forse non era una droga, certamente era dipendenza, perché ambedue eravamo tutto, tutto ciò che conta. Quello che succedeva fuori nel mondo che cosa poteva mai interessarci o importare di là da noi? Ricordo tutto. Rammento lo schiaffo che ti diedi come risposta al tuo fratello piccolo, che dannazione, da dietro la macchina aveva visto solamente la mia mano contro il tuo viso e si era rabbiosamente convinto che volutamente ti maltrattassi. Dopo quei calci, quando io ero già per terra e ...