1. Finalmente realtà...


    Data: 15/07/2018, Categorie: Trans Autore: Marta-trav, Fonte: Annunci69

    ... orecchini. Una collana di perle. Alcuni anelli.
    
    Calzo le scarpe. Un paio di sandali argentati con un tacco altissimo. Una sola fascetta sottile a trattenere le dita. Un cinturino intorno alla caviglia.
    
    Mi alzo in piedi e sono Sara. Dio quanto mi piace! Sono otto anni che lo faccio. E tutte le volte le emozioni sono sempre le stesse. Non riesco a farne proprio a meno.
    
    Penso che non sia giusto. Non per un ragazzo “normale” come me. A me piacciono le donne! Le guardo per strada. Mi masturbo pensando a loro. Eppure, appena sono solo, non riesco a non farlo.
    
    Ricordo troppo bene il giorno in cui ho comprato quelle scarpe. Facendomi forza sono entrato in quel negozio. Che vendeva solo scarpe da donna. Di tutti i numeri. Credo che si trattasse di uno di quei negozi in cui si servono i travestiti e le trans. Anche perché vendeva soltanto scarpe sexy.
    
    A me serviva il numero 42. La commessa mi ha detto che non le era rimasto granché. Del resto i numeri 42, 43 e 44 erano quelli che andavano via maggiormente, ha detto.
    
    Alla fine ho scelto le scarpe che ora indosso. Le adoro! Adoro camminare sui tacchi alti!
    
    So che quando guardo le donne per strada penso a come sarei io se mi trovassi al loro posto. Le guardo e le invidio. Le guardo e vorrei essere come loro. Voglio essere una di loro…
    
    Giro per casa. Mi specchio. Mi piace vedere le mie gambe fasciate nelle calze. Vedere i miei piedi che indossano quelle meravigliose calzature.
    
    Mi metto di profilo. Mi piace ...
    ... vedere il mio culetto che, grazie alla postura che deriva dall’indossare tacchi alti dodici centimetri, si protende verso l’alto e verso l’esterno. Mi piace vedere il mio pene già in erezione.
    
    Passeggiando per casa entro in cucina.
    
    Il cuore sfugge al mio controllo. Sento che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Il mio pene perde vigore di colpo.
    
    Nel momento in cui i miei occhi percepiscono che qualcosa, in cucina, non torna. Nel momento in cui realizzo che qualcuno dei miei amici ha dimenticato il portafogli sul tavolo della cucina. Nel momento in cui capisco tutto ciò sento suonare al citofono.
    
    Cazzo! E adesso? Che cazzo faccio?
    
    I pensieri si susseguono rapidi. Apro il portafogli. Vedo, dalla carta di identità, che è di Gabriele.
    
    E’ lui che ha citofonato. Viene a riprenderselo. Guardo l’orologio. Sono passati venti minuti da quando i miei amici se ne sono andati.
    
    Non posso non rispondere al citofono! E’ ovvio che sono ancora sveglio. Potrei fingere di essere sotto la doccia! Domani mattina, quando Gabriele mi telefonerà, gli dirò che non ho sentito il citofono perché ero sotto la doccia. Oppure perché stavo ascoltando musica con le cuffie. Una scusa la inventerò. E poi…
    
    Merda! Qualcuno ha appena suonato alla porta di casa.
    
    Io abito al primo piano. Si vede che Gabriele ha trovato il portone aperto oppure ha incontrato qualcuno che usciva (o rientrava) e ne ha approfittato.
    
    Cosa fare? Non posso mica aprire vestito così!
    
    E qui succede ...
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