1. Quella straordinaria rievocazione


    Data: 08/07/2018, Categorie: 69, Dominazione / BDSM Sensazioni Sesso di Gruppo Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... quasi nulla, però io m’impegno per eccitarli il più possibile e quando rimango nuda appoggiata sugli alti tacchi delle mie scarpe rosse, rimango amareggiata e delusa dal notare che uno dei due sembra essere insensibile al mio spettacolo, malgrado ciò l’insuccesso dura poco, perché &egrave subito sostituito dalla mia vanità che rende piacevole mostrarmi nuda di fronte agli uomini.
    
    Io mi considero avvenente e benfatta, perché sono orgogliosa di mostrare agli altri le mie lunghe gambe e il mio sedere modellato da svariati anni d’attività fisica, il mio seno &egrave grande, pure ben sorretto a differenza di molte mie amiche, in quanto sono sempre stata soddisfatta assieme al mio ventre piatto, così come quando avevo quattordici anni d’età. Pensando di farmi un piacere, loro mi concedono di prendermi un paio di capi dal guardaroba, non sanno però che in tale maniera non soltanto mi fanno precipitare nuovamente nell’incubo di scegliere come vestirmi, bensì mi costringono anche a eseguire una cosa di cui ho l’angoscia e perfino il terrore in pubblico. Per un attimo io torno alle prime volte in cui il mio padrone mi esponeva il terrore di mostrare una parte di me nuda, che progressivamente lasciava il posto alla gioia d’accontentare esaudendo il mio signore. Io ricordo ancora benissimo la prima volta: eravamo in macchina sulla tangenziale, il mio dominatore m’obbligò a posare i piedi sul cruscotto della macchina con le gambe leggermente spalancate con la fica in vista, poi andò ...
    ... da un casellante per chiedere informazioni stradali di cui non aveva bisogno, io quell’istante tremavo di rabbia e di sconforto, stavo per cambiare posizione quando la faccia del casellante s’illuminò in un sorriso che voleva quasi essere un complimento, un rallegramento muto e vivace al mio dominatore per la bellezza della sua accompagnatrice, io avrei voluto che quel sorriso fosse durato in eterno.
    
    La dura realtà della scelta dell’indumento adatto adesso m’attende così come un pozzo oscuro, perché appena riemergo dai miei ricordi cerco di vincere la paura aggrappandomi alle abitudini: prima le scarpe. Ebbene sì, sono nere, anche perché il guardaroba in questo caso offre poca scelta, il tacco altissimo completate da un bellissimo laccio che circonda sostenendo la caviglia. Il vero problema &egrave adesso scegliere l’abito, se così si possono chiamare i capi d’abbigliamento che abbondano nell’armadio. Io escludo subito il latex, anche se le spesse mura del faro attenuano il caldo tipico di questo luogo di mare, perché rischierei di trovarmi lessa poco dopo averlo indossato. M’accorgo presto che ciò che avrei indossato era lì ad aspettarmi, quasi a chiamarmi nell’attesa che io lo trovassi, perché sono tre strisce di pelle alte circa quattro centimetri: la prima mi fascia perfettamente il collo ed &egrave attraversata da un anello d’acciaio, che riflette i raggi di luce che entrano dalle finestre con uno strano gioco di luce, la seconda mi fascia il petto appena sopra il seno ...
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