1. Le passanti


    Data: 04/12/2022, Categorie: Etero Autore: PabloN, Fonte: EroticiRacconti

    ... curate.
    
    Un vestito leggero la copre, cadendole morbido sul corpo. Il seno evidenziato dal tessuto, ne accarezza la morbida e delicata pelle. Il solco che separa le mammelle fa capolino dalla scollatura, inducendo pensieri affatto pudichi.
    
    Che dire poi della curva della coscia, laddove separa l’arto dalla rotondità che la sorregge? Infiamma i pensieri, spingendo sangue laddove il suo afflusso modifica consistenza e dimensioni.
    
    Meglio pensare ad altro, magari fingere di dormire.
    
    Peggio! Con gli occhi chiusi l’immagine di lei può trasformarsi a piacimento della mente. Può essere nuda, morbida su un letto. Con occhi languidi, la mano sul vello del suo pube, il seno sormontato da due rosse ciliegie. Erette, come ora lo è il mio pene.
    
    Le dita che prima accarezzavano la carta ora si dedicano alla vulva turgida, aperta e bagnata, esposta al mio sguardo e al suo piacere. Affondano le dita nell’anfratto. Geme, reclina il capo indietro, gli occhi scuri persi nel piacere.
    
    Perché mi fai questo, sconosciuta Dea? Per quale peccato mi punisci così severamente? Avvinghi la mia mente e il corpo, ti appropri dei più reconditi pensieri, spadroneggi, terribile e magnifica, su ogni sensazione.
    
    Forse comprendi, sei mossa a pietà. Mi consenti di avvicinare le mie labbra allo scettro della tua femminilità, di bere il tuo piacere e farlo ...
    ... mio, gustarlo come ambrosia.
    
    Solo la valigetta cui sono aggrappato mi salva da una colossale figuraccia. Vorrei finisse questa tortura cui io stesso mi sottopongo e nel contempo mi ci consegnerei per l’eternità.
    
    Due stazioni prima di Milano solleva lo sguardo dal libro, lo ripone nella borsa, e si prepara. Mi guarda per un attimo. Comprendo la richiesta nascosta in quello sguardo. Mi alzo, cercando di dissimulare il gonfiore inverecondo che ancora si palesa nei calzoni. Sollevare le braccia per recuperare il bagaglio non aiuta certo, e per un attimo, mentre sono in piedi di fronte a lei, ho come l’impressione che osservi il frutto della sua avvenenza.
    
    La valigia scende, e non solo quella. Più in fretta la valigia, in ogni caso.
    
    La riconsegno. Mi ringrazia e guadagna il corridoio. Forse è solo un ultimo scampolo di fantasia, ma quando esce mi pare che si volti e mi sorrida, compiaciuta direi.
    
    “E magari sei l’unico a capirla
    
    E la fai scendere senza seguirla
    
    Senza averle sfiorato la mano”
    
    Se ne è andata. Che stupido che sei, mi dico. Non è nessuno per te, solo una delle tante passanti.
    
    Una passante, si. Rimasta 45 anni sul fondo della mente. Riaffiorata ora, senza un perché.
    
    La ringrazio, senza saperne il nome ed il destino, per avere reso il viaggio di un anonimo alpino di 22 anni degno di essere compiuto. 
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