1. Visioni di un uomo comune (3)


    Data: 27/05/2022, Categorie: Masturbazione Autore: PabloN, Fonte: EroticiRacconti

    “And tomorrow, and tomorrow and tomorrow” (W.Shakespeare)
    
    E domani arrivò, e dopo quel primo domani altri giunsero. Luigi cercò, ogni giorno, di rivedere la bella sconosciuta.
    
    Si fermava oltre l’orario di chiusura dello studio. Poteva permetterselo, in fondo il titolare era lui. Adduceva però, per precauzione, motivazioni credibili. Ora una pratica societaria complessa, ora un atto d’acquisto di un immobile di lusso, ora semplicemente il fatto di voler riordinare le scartoffie lasciate alla rinfusa sulla scrivania.
    
    Appena i collaboratori abbandonavano le loro postazioni e lo salutavano ossequiosamente, Luigi entrava nel suo studio, spegneva la luce per rendere la sua presenza invisibile all’esterno, spostava la sedia sotto la finestra e attendeva. Solo a notte inoltrata, intirizzito e affamato, lasciava la postazione di guardia per tornare, mestamente, a casa.
    
    Cosi per giorni e giorni.
    
    Ormai aveva perso ogni speranza. Chiunque fosse la donna che aveva visto era chiaro che non sarebbe tornata.
    
    Che illuso era stato! Che, anche fosse tornata, come avrebbe potuto parlarle, sentire la sua voce, percepirne il profumo?
    
    No, era stata follia e ora era finita.
    
    Così pensava Luigi una sera, mentre riportava la sedia al suo posto e si accingeva a fare ritorno, quando un’ombra lo fece trasalire.
    
    Possibile che fosse lei? Dopo tutti quei giorni avrebbe potuto confonderla con qualcun’altra, chi poteva dire?
    
    Si fermò alla finestra. La donna sconosciuta si era ...
    ... fermata dinnanzi il portone dello stabile. Frugava con aria stizzita nella borsa, muovendo le mani nervose ora di qua, ora di la.
    
    Finalmente estrasse qualcosa di metallo, lucente. Le chiavi!
    
    Con evidente soddisfazione ne inserì una grossa nella toppa del portone ed entrò.
    
    Luigi rimase bloccato alla finestra, in attesa.
    
    Eterno gli parve il tempo che la donna impiegò per salire al piano, entrare nell’attico e accendere la luce del corridoio. Ancora più lungo e penoso quello che ci mise a raggiungere la camera da letto.
    
    Non accese la luce del lampadario, si accontentò di quella, più tenue dell’abat-jour posta sul comodino. Una morbida tonalità giallastra si diffuse nella stanza.
    
    La guardò, ammirato. Indossava pantaloni stretti a fascia in vita e morbidi sulle gambe sinuose, una camicetta di seta, o almeno così sembrava, di un lieve color cipria. Ai piedi scarpe nere con tacco allacciate con strisce che avvolgevano i polpacci. Era di un’eleganza regale, superiore.
    
    Si sedette sul bordo del letto, sciolse i lacci delle scarpe e poi…
    
    Ecco, di nuovo! Di nuovo quel lieve scuotersi della caviglia e le scarpe che volano nel mezzo della stanza.
    
    Di nuovo quella morsa al petto di Luigi.
    
    Ora libera la bella sconosciuta si lasciò cadere di schiena sul letto, in un gesto quasi di resa.
    
    La camicia aderì al suo petto, mettendo in mostra le sue forme di donna.
    
    Luigi non poteva distogliere lo sguardo, rapito in un’estasi che si sarebbe potuta, non si fosse temuta ...
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