1. La bella bolognese conosciuta in albergo d’estate – seconda parte


    Data: 20/05/2022, Categorie: Prime Esperienze Autore: mspada, Fonte: Annunci69

    La stagione balneare riminese terminava attorno al 20 settembre, meno di due settimane prima della riapertura delle scuole. Ne approfittai per andare di prima mattina dalla bella Sonia, in treno raccontando ai miei che andavo a Bologna da amici conosciuti in albergo. Arrivato in stazione le telefonai per avvertirla ma non rispose nessuno. Decisi di andare ugualmente all’indirizzo, con un mezzo pubblico per evitare di potermi trovare di fronte il taxi del marito.
    
    Arrivato al condominio dove abitava suonai al suo campanello, tremante di eccitazione, sentii aprire senza che nessuno avesse chiesto chi ero. Salii le scale e arrivai davanti la porta della sua casa, suonai e me la trovai di fronte appena aperta la porta. “Scusa ma tu chi sei, sei il ragazzo del negozio?”. “No signora Sonia – risposi – non si ricorda di me? L’aiuto cameriere dell’albergo di Rimini, quello delle vostre vacanze in luglio”. Lei, sorpresa, si ricordò ma mi sgridò: “Ti avevo detto che dovevi avvertirmi se venivi a Bologna, se ti vede mia suocera sono guai”. Provai a balbettare un “Ma…ma ho chiamato… non mi ha risposto nessuno”. “A già, ero fuori. Per fortuna mio figlio e mia suocera sono al parco… Dai accomodati”
    
    Mi fece entrare e subito dopo i convenevoli soliti mi chiese con un’aria civettuola. “Ma allora ti sei ricordato di questa vecchietta! Non ci pensavo più a te ma ora sono contenta che sei qua, anche se abbiamo poco tempo. Come sta la tua ragazza, dai quella dentro l’ascensore? Ha già, ...
    ... ora ricordo, lei era più grande di te… quindi non penso sia la tua ragazza…”
    
    Io non risposi, anzi non sapevo cosa dire e fare. Fece tutto lei. Dicendomi “Ma allora ti piacciono le donne più grandi, eh? E io, dimmi, io ti piaccio?”, mi prese per le spalle e mi fece avvicinare alle sue labbra. Avrei dovuto baciarla, ma in quel momento ero del tutto imbranato. Lo ero io solo però, perché lei mi si attaccò alla bocca a ventosa, mulinando la lingua a cercare la mia. Io non capivo più niente, so solo che presi a palparle le tette con l’ardore della mia fregola adolescenziale. “Ah, fai piano… non così. Se ti piacciono tanto le mie tette, assaggiale con la bocca” mi disse scoprendosi il seno. Non aveva le tettone della tabaccai di Amarcord per capirci, ma io però ero come Titta in quel film: le palpavo, le leccavo, le soffiavo, le succhiavo come un bimbo affamato. Intanto lei mi accarezzava la testa.
    
    Poi mi prese per mano e mi portò sul divano, lì si tolse la camicetta, fece scivolare la gonna, mi prese una mano e se la portò alle mutandine. Ancora una volta fui irruento e maldestro, e ancora una volta lei dovette guidarmi. Si tolse le mutandine e mi portò il dito indice sul suo sesso. Che spettacolo della natura la sua fichetta, rosata che tagliava il cespuglietto nero, profumata come ebbi modo di apprezzare quando mi spinse con la bocca verso quella meta agognata. Stavolta cercai di non essere rude, allungai la lingua e presi a leccarla. Certo la passavo in ogni dove per ...
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