1. Ghiotta riscossa


    Data: 19/12/2021, Categorie: Erotici Racconti Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... solletico”.
    
    “Facciamo così allora: io smetto di farti il solletico, se tu però ti fai ammanettare”.
    
    “Va bene, a una condizione però: devi liberarmi esattamente alle diciotto”.
    
    Erano le sedici, lo sciocco credeva d’aver tutto sotto controllo.
    
    Il secondo anello d’argento scattò dietro la mia testa, mentre mi ammanettava alla testata superiore del letto, si spogliò lentamente facendomi scivolare addosso i suoi abiti, infine si mise sulla mia faccia incitandomi, nel frattempo lo stato d’eccitazione cresceva sempre di più:
    
    “Adesso però, devo finire di legarti con il nastro isolante, altrimenti potresti scappare”.
    
    Quella frizzante, perversa e viziosa creatura mi stringeva il nastro intorno alle caviglie:
    
    “Allora Dario, era così che mi volevi? Legata, pronta a soddisfare i tuoi desideri? Dimmi Dario, che cosa m’avresti fatto di preciso?”.
    
    “T’avrei imbavagliato”.
    
    “Ah sì, però. Dev’essere piacevole sentirti mugolare. Allora t’imbavaglio”.
    
    Io non so perché l’ho lasciata fare, poiché i suoi occhi m’incantavano e m’ipnotizzavano come i mattoni del Tetris. Ogni parola cadeva lentamente in quel pozzo, io non riuscivo a metterla nella giusta posizione, per il fatto che ancora una volta non ero stato abbastanza veloce. Lei si collocò su di me muovendosi come un’ossessa, fino a farmi sentire sul punto di scoppiare, poi s’alzò di scatto allontanandosi. Ansimava e rideva guardandomi, mentre io rosso dall’eccitazione e dallarabbia mi dibattevo nel letto impotente. ...
    ... Le ho urlato tutte le parolacce e le volgarità peggiori, dato che il nastro isolante mi segava le caviglie, mentre con collera scalciavo per tentare di liberarmi:
    
    “Che cosa c’è, ne vuoi ancora? Se fai il bravo vengo lì e t’accontento”.
    
    Io smisi di dibattermi allettato dalla proposta, perché la vidi ritornare lentamente verso di me, s’inginocchiò vicino al letto facendo ricadere i suoi lunghi capelli sul mio petto, dal momento che sembrava volesse schiaffeggiarmi. La sua bocca era avida, mi sentii nuovamente trasportare oltre la soglia da quelle labbra e da quella lingua, perché di nuovo mi lasciò sfiziosamente sull’orlo: l’abisso della frustrazione e della rabbia s’aprì sennonché irrimediabilmente sotto di me, mentre avrei pagato non so che cosa per ammazzarla di botte.
    
    “Adesso sono le diciotto. Mi dispiace, però le regole le hai fatte tu, io ti devo liberare”.
    
    La vidi rivestirsi, acciuffare le chiavi dell’automobile, aprire la porta e finalmente venire verso da me, giacché credevo che m’avrebbe piantato lì nudo come un verme, imbavagliato e legato. Io immaginavo la faccia della povera Rosa il mattino seguente, quando m’avrebbe trovato in quello stato, dal momento che avrei dovuto cercare un’altra persona per stirare. Lei m’aprì la manetta sinistra, quindi con uno scatto fulmineo si ritrasse prima che io riuscissi ad afferrarla, nel momento in cui feci un sonoro capitombolo per terra nel tentativo di fermarla, pressappoco come un giocattolo, un insignificante e ...