1. Ghiotta riscossa


    Data: 19/12/2021, Categorie: Erotici Racconti Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Un gingillo, un giocattolo: hai presente quei giocattoli della tua infanzia, che usavi in continuazione senza nemmeno provarne un gran piacere, come se non potessi farne a meno? Hai presente Tetris? La prima volta che ci giochi, ti fai prendere la mano da quei mattoncini, perché ti trascinano in quell’astruso vortice, poi cominci a sentirti un idiota, perché le tue mani non sono abili né idonee come vorresti, perché agiscono meno rapidamente della tua mente, intanto che hanno già fatto girare il pezzo nella giusta direzione.
    
    Tu non capisci esattamente in quale modo, ma tra il tuo pensiero che gira a destra, poi in alto, dopo in basso, nel tempo in cui l’azione delle tue dita che pigiano le frecce della tastiera, perché c’è un abisso profondo, in quanto Tetris t’addormenta, t’ipnotizza e infine ti nausea. Dopo alcune ore ti senti come se la voglia di vomitare fosse talmente forte da non poterla più sopportare e chiudi il gioco, con un senso d’avversione, fastidio e di sconfitta: inutile mentire, dato che hai chiuso il gioco, eppure continui a giocare, perché la tua mente è ancora lì che ruota in segno d’una tangibile assetata rivincita contro quei mattoncini.
    
    Se chiudi gli occhi li puoi persino vedere. Il rosso, il verde, la “L”, il quadrato e di nuovo il rosso e il verde. Una nausea, un’ossessione e un chiodo fisso che ti sfiniscono senza una logica, se non la volontà suprema di voler sconfiggere le tue dita lente con la tua mente veloce. E’ precisamente così che mi ...
    ... sento, in altre parole un giocattolo incapace di smettere di giocare con se stesso. Io ho cominciato per orgoglio, per presunzione e per rabbia, per il fatto che non reggevo e mal sopportavo di vederle quell’espressione a tal punto compiaciuta, derisoria e ironica, mentre mi diceva in quanto non ero poi un gran che come amante.
    
    “Meglio che un’ora di palestra, comunque. Non offenderti Dario, in fondo sei stato tu a insistere affinché lo facessimo, non è vero?”.
    
    Quel fottuto, sostenuto e superbo no, per il fatto che si diffonde e mi rimbomba diramandosi ancora nella mente, come ogni volta che tento di darmi una calmata e cercare di smetterla: no un cazzo. Quel no comunicato con dileggio, ironia e scherno, come a voler deliberatamente esprimere:
    
    “Te la sei voluta, ben ti sta, ecco. T’ho messo alla prova e hai fatto fiasco. Insomma, che cosa ti credevi d’essere? Sei stato il mio eroe quando ero bambina, però adesso sono cresciuta e tu mi fai venire sonno”.
    
    “Caro Dario, mi è piaciuto davvero, sta’ tranquillo e rilassati. Senti, che cosa ne dici se preparo due tazze di tè?”.
    
    La prenderei a schiaffi. Te lo dico io, dove potresti mettere il tuo fottuto tè. Dove sbaglio, dove? Il fatto è che lei non mente e non fa “la di più”, solamente per farmi infuriare. La verità è che la sento che non gode, non viene, non può fingere né mentire in quel modo l’orgasmo, perché me ne accorgerei. Non è certo la prima donna che scopo, in quanto mai nessuna prima si era lamentata di me come ...
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