1. Convinzioni contorte


    Data: 03/05/2018, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... limitare del grande prato che si distende davanti a noi, appena oltre la piccola siepe che costeggia il cammino. Sopra di noi archi di foglie ci nascondono al sole e alla vista, però non mi basta, perché io volevo l’acqua, dato che &egrave precisamente quella che mi ha guidato sin qui.
    
    Il terreno &egrave scosceso, la siepe risulta più bassa e l’acqua degl’irrigatori arriva persino a questo minuscolo spiazzo un giro dopo l’altro. Il suolo &egrave bagnato e luccicante sotto i nostri piedi, ci mettiamo in piedi ad aspettare gli spruzzi, fermi come dei bambini nel fissare lo zucchero a velo che fila tra le mani dell’ambulante, sapendo che tra poco il piacere si scioglierà dolce sulla lingua. Le gocce tamburellano sulle foglie dei rami accanto, il getto però sembra non arrivare mai, sennonché io aspetto, desidero, sudo e tremo, perché tu m’hai seguito in ogni istante e mentre io danzavo sui miei passi tu intrecciavi i tuoi. Io aspetto l’acqua, tu avvolgi me, in quanto ho trovato un angolo riparato perché tu adesso mi porti via, dentro di te.
    
    L’acqua arriva, ecco il primo giro. Grazie al cielo il getto si muove lento, poiché ogni frazione &egrave piacere, sollievo, zucchero filato. Io prendo ogni goccia che m’arriva addosso, la sento penetrare il tessuto bagnandomi la pelle, fresco respiro su ogni poro che può finalmente bere. Gli schizzi stanno arrivando su di te, tu li gradisci, ma non te ne curi, adesso che caldo e sete trovano ristoro hai deciso invece ...
    ... d’affamarmi. Le tue mani scorrono sulla mia pelle, sopra e sotto la camicia bianca che tu m’hai regalato, dopo premi i polpastrelli quanto basta per accelerarmi il battito, sfiori e stuzzichi, prometti e non dai, t’insinui nei miei desideri e li chiami tutti verso di te.
    
    Io sento il sangue martellare e pulsare tra le gambe, intanto che le contrazioni reclamano come uno stomaco assillato dalla fame. Tu mi senti, indugi, tuttavia mi costringi a gemere per l’impazienza per andare alla cieca, sottomessa e straziata. In quel lento supplizio in sincronia arriva ciclico un altro getto, io mi volto per guardarlo, quel gesto bugiardo e lestofante di distrazione da te, dato che tu mi sfili i pantaloni e mi divarichi completamente. Io aspetto, gli occhi pazientano, pure la pelle indugia. Io urlo nel più totale silenzio sentendo le gocce sui rami prima di noi, poi spetta di nuovo a me. Al momento la camicetta comincia a impregnarsi d’acqua, io oscillo tra un sollievo ancora imperfetto e l’euforia di questa festa.
    
    Tu mi rapisci, io ho i piedi nella terra e la mente dispersa nel cielo, esattamente quello che siamo noi. Io non ho più la coscienza né la scrupolosità, in quanto il sole, la terra, il caldo, la fame, la sete, l’acqua, poi i nostri corpi che con i gemiti e i sussurri esaltano, innalzano e inneggiano alla vita. Quando arriva il terzo getto siamo completamente inzuppati.
    
    Io devo però acconsentire, confessare e riferire che adoro la pioggia, e tu?
    
    {Idraulico anno 1999} 
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