1. Poche parole


    Data: 30/04/2018, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Dopo le fatiche della giornata io mi rifugiavo nel mio adorato conforto serale dove proiettavano diversi film, però ogni sera con titoli differenti nondimeno in compagnia di quelle disagevoli e scomode poltrone in legno, malgrado ciò guarnita da una gradevole aria fresca che proveniva da correnti misteriose. Lei, per l’occasione, l’avevo notata al botteghino con quel volto imbronciato e risentito che le piegava il labbro inferiore, per il fatto che faceva parte d’un quartetto misto di persone, eppure aveva l’aria di chi avrebbe preferito essere da sola o probabilmente altrove. Io ero in quel frangente da solo, in quanto me la ritrovai per caso seduta a pochi posti non lontano da me, perché poco prima di scegliermi il posto avevo aspettato che lei si sistemasse con il suo gruppo, dato che mi era piaciuta la sua decisione di sedersi a un estremo dei quattro e non al centro, come fanno le donne che vogliono confermare ribadendo la loro importanza e perlopiù quando tengono ad avvalorare la loro insicurezza.
    
    Io in quel frangente m’accomodai nella stessa fila, qualche poltrona più in là, in maniera tale da poterla scrutare senz’attribuire la netta impressione d’infastidirla né d’indisporla. Ripensando velocemente al mio amico Pino però, lui si sarebbe indubbiamente seduto di fianco e l’avrebbe giustappunto martellata assillandola fino all’esaurimento con occhiate e sfioramenti infischiandosene della sua reazione, però che invidia. Io, invece no, perché non vado allo sbaraglio, ...
    ... dato che prevedo e temo lucidamente il rifiuto con quei tipi d’approcci, piglio sennonché le cose alla lontana, non c’&egrave mai tempo abbastanza e in conclusione finisco con il restare nell’ombra a osservare l’occasione che lentamente sfuma, così anche quella sera scelsi al tempo stesso il desiderio e la distanza.
    
    La luce del grande schermo le faceva distintamente brillare gli occhi, giacché sembrava un ragazzo con i capelli corti, con quell’espressione dura e con il corpo insaccato nella poltrona, con i piedi allungati sul bracciolo della fila davanti, disinteressata e incurante della gonna che risaliva oltre il ginocchio, perché squadrandola per bene sembrava un ragazzo, tuttavia era enormemente femminile. Lei aveva scambiato solamente poche parole, tra l’altro brusche e sbrigative con l’uomo seduto accanto, mentre adesso teneva la spalla sinistra sollevata in evidente difesa marcando e segnalando il proprio isolamento. In questo modo lei era orientata verso di me, alla fine incrociammo i nostri sguardi, immediatamente seguito dal mio sorriso che però non corrispose. Io mi concentrai sul film, però poco dopo mi voltai di nuovo a sinistra e notai che mi stava guardando o almeno guardava nella mia direzione.
    
    Il suo viso per l’occasione era più disteso, non dico che sorridesse, però quasi, io le mostrai il pacchetto di patatine e lei scosse la testa in segno di diniego, eppure quel rifiuto insolitamente creò un inedito contatto tra noi due perché ci guardavamo senza ...
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