1. Un lavoro fatto coi piedi


    Data: 25/04/2018, Categorie: Feticismo Autore: Stay High, Fonte: EroticiRacconti

    Daniela aprì gli occhi nel suo letto alle ore 6.30 del mattino, regolare come sempre.
    
    Il letto, monitorando la sua circolazione, registrò subito l'avvenuto risveglio e accese lo schermo a soffitto, sul canale dei notiziari.
    
    Daniela infatti usava rimanere a letto una mezz'ora da sveglia, specie nelle buie giornate invernali.
    
    Con uno squillo il tè fumante uscì dal distributore automatico a fianco del letto, lei preferiva dormire nuda e amava toccarsi con la tazza bollente, il ventre, i capezzoli, poi si carezzava nel sorbire la sua bevanda.
    
    Piegò un ginocchio, ci appoggiò sopra l'altra caviglia e osservò attentamente il piede, flettendolo. Serviva una passata di smalto e la catenina d'argento cominciava a scurire, le solite piccole cose a cui provvedere prima dell'ufficio.
    
    Si alzò infine, si buttò sotto la doccia, gridò sotto l'acqua caldissima, perchè le piaceva gridare e non avrebbe dato fastidio a nessuno, le pareti erano insonorizzate. Nel distribuire il bagnoschiuma, che sapeva di melone, cominciò ad accarezzarsi con più foga, finendo ben presto quel che aveva cominciato a letto.
    
    Poi passò a vestirsi; tailleur da lavoro color crema, pelliccia perchè sarebbe andata a piedi, fuseaux color avorio in pile chiusi sotto la caviglia, sandali in tinta con tacco acrobatico.
    
    Si, sandali a Dicembre. Perchè Il libero stato di Larenzia, dove abitava, più che una nazione era una utopia, il paese utopico dei feticisti dei piedi, dove l'amore smodato per le ...
    ... estremità inferiori plasmava ogni aspetto della vita. Al punto che le signorine disposte a portare i sandali anche nella cattiva stagione, ottenevano una riduzione del 25% sui contributi detratti dalla busta paga, oltre a una fornitura gratuita di pomata protettiva.
    
    La pomata era un misto di cera e grassi animali, una volta penetrata sotto la pelle faceva davvero il suo lavoro, però irrancidiva presto, lasciandosi dietro un fetore atroce.
    
    Ci voleva poco ad abituarsi comunque, lei stessa non ci faceva più caso.
    
    Si mise in cammino verso l'ufficio, aveva tutto il tempo di fermarsi al bar per una colazione più sostanziosa.
    
    Naturalmente piovigginava, gli alberi erano spogli, ma le strade regalavano ugualmente una sensazione di spazio e di pulito, tutti gli edifici sembravano sospesi in aria, visto che i pianterreni erano interamente occupati dalle vetrate trasparenti di negozi e locali.
    
    Il suo bar preferito le riservava per la colazione il tavolo all'angolo esterno, aveva la visuale su due strade e la gente di passaggio, seduta a una poltroncina verde, col tavolino in vimini di fianco e un basso sgabello a puff su cui appoggiare i piedi. Non esisteva in città una sola abitazione, o locale pubblico, dove non ci fosse quel tipo di appoggi.
    
    Il cameriere posò in silenzio sul tavolino il vassoio con cappuccino e veneziane, si attardò con gli occhi sulle estremità di Daniela, offerte in bella vista.
    
    " Gi, ci conosciamo da tanto no ? Accomodati pure, se ti va. "
    
    Quello ...
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