1. Prima e ultima volta


    Data: 23/04/2018, Categorie: Incesti Autore: Mr.Goodbye, Fonte: EroticiRacconti

    ... festa. D’altronde, vedendoci poco, quando arriva lo zio Perseo coi regali è sempre festa. Bella età, la loro.
    
    E tu? Tu sei meravigliosa. Come sempre.
    
    La cerimonia è domani mattina ma tu sei già bella così. Ti destreggi tra l’aperitivo, i camerieri e gli invitati con decisione e gentilezza. I tuoi occhi brillano e saettano da una parte all’altra in cerca costante dei tuoi piccoli senza che nulla, di tutta la festa, sfugga alla tua attenzione.
    
    Tuo marito? A far baracca coi suoi amici. A vederlo direi che non si sta risparmiando. I suoi amici poi, non fanno nulla per conservarlo intero.
    
    In quanto a me, non appena i pargoli mi concedono tregua, vengo accolto da uno dei migliori abbracci della mia vita. Come mi vedi afferri due bicchieri di prosecco e mi vieni incontro, raggiante, con le braccia aperte.
    
    Mio Dio… che tette!
    
    Anche se sei vestita e non si vede nulla, io so cosa nascondono quel leggero maglioncino e quella maglietta. Ti lamenterai che due gravidanze ti hanno fatto il culone, ma fidati, quello che hai guadagnato sotto il reggiseno è… un’ottima contropartita! Un abbraccio di cui mi sono goduto ogni istante, un brindisi e le presentazioni. Tante facce che non conosco, tante coppie, di cui lunedì non ricorderò più nemmeno le fattezze, dall’apparenza felici che bevono e fanno festa.
    
    Non riesco a vedermi in quello stereotipo di vita. Proprio no. Lo lascio a voi.
    
    Prendo un Americano, il terzo temo, e mi sposto sulla terrazza ...
    ... panoramica. Da qui, ho sentito dire, nelle giornate terse, è possibile spingersi con la vista fino al mare. Mi sembra esagerato, ma il panorama è sublime. E c’è pace. Una casa in sasso, dove ci sono le camere degli ospiti, la divide, quasi la isola, dall’aia dell’agriturismo, dalla festa, dalla confusione, e dall’altra struttura dove è stato attrezzato il ristorante, anch’esso in sasso.
    
    “Ehi, zio!”
    
    Marco. Tuo figlio maggiore, arriva di corsa usandomi come cuscino per fermarsi. Un miracolo che il cocktail non finisca a valle. È una furia, non sta mai fermo e, giuro, non capirò mai dove trovi tutta questa energia.
    
    “Ciao, campione! Che fai qui?”
    
    Mi abbasso sulle gambe così da essere alla sua stessa altezza. Anche se a volte mi prendo la libertà di rimproverarlo, specie quando manca di rispetto a qualcuno, mi piace l’idea di trasmettergli il concetto che siamo tutti uguali e pensare che, anche se ho quattro volte la sua età, veda in me un amico, un alleato.
    
    “Cercavo te. Vieni in piscina?”
    
    “In piscina? Ma non ci sono gli altri ragazzi?”
    
    Guai a chiamarli bambini, o l’ometto di offende.
    
    “Sì, ma… se vieni anche tu è più divertente.”
    
    Odio questi momenti.
    
    “Io non posso.”
    
    “Perché?”
    
    La delusione sul suo viso fa quasi male, ma non ho davvero alcuna voglia di tuffarmi né in piscina né nella confusione. La sincerità, prima di tutto.
    
    “Perché hai uno zio orribile che ha già bevuto tanto. E quando si beve tanto non ci si può tuffare in piscina o si ...
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