1. Beate Corna


    Data: 12/04/2018, Categorie: Tradimenti Autore: genidirazze, Fonte: EroticiRacconti

    ... parte del benessere di cu si erano pasciuti. Anche l’avvocato fu costretto più volte a interpellarmi per le pretese che Marina avanzava contro il divorzio: gli imposi di essere irremovibile e spietato e, nel caso si intenerisse, si ricordasse la carrettata di corna che mia moglie mi aveva caricato per anni sulla fronte. Seppi che la mia ex moglie ebbe modo di piangere più volte apertamente, soprattutto in tribunale, di fronte alle sentenze di rigetto di tutti i suoi ricorsi. Io in tre mesi ebbi almeno una decina di amanti, tutte giovanissime, nessuna dello staff venuto con me da Milano. Non volli intrecciare nessun rapporto impegnativo e mi limitai ad ammirare le bellezze intorno col massimo gusto, quasi mi liberassi all’improvviso di enormi legacci e potessi finalmente sfogare, tra le altre cose, anche la libidine per anni sacrificata nel ruolo di marito e padre affettuoso.
    
    Un solo assillo mi tormentava: ogni volta che una ragazza tra i diciotto e i venti anni entrava nel mio letto e cominciava a farmi un pompino (tutte lo facevano, quasi per abitudine) inevitabilmente mi veniva in mente la telefonata e mi sembrava di vedere Carla, la mia bambina, che mi succhiava golosamente il cazzo e, quando mi faceva sborrare, prendeva tutto in bocca, spalancava le labbra per farmi ammirare la mia sborra nella cavità sotto la lingua e, da perfetta ‘regina dell’ingoio’ mandava tutto giù; poi spalancava la bocca e mi dimostrava che aveva bevuto tutto. La scena, che mi avrebbe dovuto ...
    ... infastidire, mi eccitava enormemente e non era raro il caso che, operando un preciso trasnfert, attribuissi alla ragazza di turno le fattezze di Carla. Capii anche, dall’intensità con cui si applicavano tutte a succhiare, che evidentemente c’era tra quelle giovanissime una sorta di gara a chi faceva meglio per avere diritto al titolo di ‘regina dell’ingoio’.
    
    La tappa successiva, nel programma della banca, era Rosario, in Argentina; e sin dal trasferimento mi resi conto di essere nel cuore del bengodi, per la enorme disponibilità di denaro che avevo, rispetto all’economia locale, per l’influenza che la banca esercitava sull’economia del Paese: insomma, quel che volevo mi veniva servito prima di chiederlo. E il mio letto non fu mai freddo, scaldato ogni sera da una nuova giovinetta, più o meno a pagamento, in gara con tutte le altre ad essere la più brava di mano, di bocca, di figa o di culo. Dopo tre mesi in Argentina, si pose il dilemma tra l’italianità che induceva ad approfittare della settimana di ferie per passare il Natale con mamma e il cosmopolitismo che suggeriva di divertirsi in una Paese caldo piuttosto che affrontare la nebbia e la neve di Milano. La nostalgia ebbe il sopravvento e decisi di passare le ferie in Italia, mentre i ragazzi dello staff restavano a Rosario dove si erano ambientati benissimo. In pochissimo tempo, la segretaria mi organizzò il viaggio nei particolari, dal volo ai pernottamenti fino alla macchina a noleggio in Italia. A me non restò che ...
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