1. Giovedì


    Data: 24/02/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: zio_pa, Fonte: Annunci69

    Perché mai stessi seguendo quella donna, non lo saprò mai. Bellissima, certo, ma non seguo mica ogni bella donna che incrocio. Era anche tardi, ed avrei fatto meglio a darmi una mossa, ma quel ticchettio dei tacchi sul marciapiede era ipnotico.
    
    Un martello. Tac, tac, tac, tac, tac, secco, preciso, come il dondolio di quel culo, come l'avanti e indietro di due gambe che si intuivano perfette.
    
    Il passo svelto e costante della bionda non scopriva le caviglie, la gonna lunghissima la inguainava completamente. C'era un che di altero, in quella mise, che non mettevo a fuoco. Quando svoltò distrattamente a destra, tornando poi indietro, il mio goffo oscillare mi fece sentire un idiota, ed ebbi la sensazione netta che mi avesse guardato malissimo.
    
    Non riuscivo a smettere di seguire quel ciondolare di chiappe.
    
    Fu un attimo, le chiavi per terra, lei china per raccoglierle scoprendo esageratamente le caviglie, un movimento della testa, lo sguardo verso di me che avrei giurato fosse un invito.
    
    Rimasi immobile per un attimo, e non c'era più.
    
    C'era un solo vicolo, a vista, e mi sembrava troppo lontano perché ci fosse arrivata, ma decisi di andare a vedere. Lei non c'era. Sembrava il deserto.
    
    La corsa verso il vicolo, sotto il sole catanese di mezzogiorno d'agosto, mi aveva fatto sudare.
    
    Fermo al centro dell'incrocio, dovevo avere un'espressione davvero ebete. Mentre guardavo il vuoto col fiatone, sentii il rumore dei tacchi provenire da qualche parte, un piccolo ...
    ... patio che non avevo visto prima, qualche metro più in là.
    
    La vidi uscire alla luce del sole, indossare con gesto teatrale gli occhiali scuri, guardandomi con quegli occhi gelidi mentre calcava la montatura sul naso, e riprendere la strada verso l'incrocio in cui mi aveva, ormai ne ero certo, scoperto a seguirla.
    
    L'eco dei passi riempiva la strada ed i miei pensieri, ero schiavo di un camminare incessante.
    
    Stavo desiderando quel corpo oltre ogni limite, facendo ipotesi assurde. era quasi un bisogno, continuare a guardarla.
    
    Avrei potuto giurare che fosse sempre lei, con la stessa gonna lunga fuori tema a quell'ora, ma qualcosa era diverso. Scopriva le caviglie ad ogni passo, sembrava un invito a seguire le gambe. Che si fosse davvero cambiata? In pochi istanti? Mentre acceleravo il passo per raggiungerla, mi dicevo che era impossibile, poi lei si fermò di colpo, si girò sul tronco e la camicetta lasciò intravvedere il seno bianchissimo.
    
    Di nuovo quel gesto con gli occhiali, gli occhi neri nei miei, fermi. Poi riprese la strada.
    
    Entrò in un'edicola, si diresse spedita verso uno scaffale davanti al banco, e prese a cercare tra le riviste di architettura. Il gestore divenne viola.
    
    Ogni volta che si chinava per scegliere una copia, la camicetta lasciava a vista i seni, la salivazione mia e dell'edicolante era azzerata.
    
    Riprese la strada, ripetendo la scena in tintoria e da un macellaio, intanto si stava facendo tardissimo ed io non mi decidevo a riprendere i ...
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