1. La fiaba dell'Uomo del faro e della Sirena.


    Data: 10/08/2021, Categorie: Sentimentali Autore: Tibet, Fonte: EroticiRacconti

    Il suo compito era semplice, accendere all'ora stabilita la lampada Argan ad olio combustibile del faro, curare che il serbatoio fosse sempre pieno, pulire il grande specchio parabolico.
    
    Un paio di visite di controllo durante la notte e la mattina, a giorno fatto, spegnere.
    
    Il resto della giornata poteva utilizzarla come voleva.
    
    Il problema di quell'incarico era la solitudine poiché si chiedeva di restarci almeno un anno intero.
    
    Solo lui aveva accettato di farlo.
    
    Una volta al mese, una motolancia, quando il tempo lo permetteva, gli portava i rifornimenti. Olio per la lampada, farina, carne secca, scatolame, burro salato, della verdura e frutta fresca, limoni per evitargli l'avitaminosi che poteva sfociare nello scorbuto. Tabacco. L'acqua dolce veniva pompata nel grande serbatoio dalla bettolina della motolancia, oltre a quella piovana che vi confluiva naturalmente.
    
    Durante la cova delle sterne, c'era la possibilità di raccogliere uova, ma il sapore era così nauseante che ci aveva rinunciato con ribrezzo.
    
    Altra cosa fresca era il pesce, il posto era più uno scoglio che un'isola, proprio una virgola di terra e roccia, senza vegetazione, battuta di continuo dal vento e dai marosi.
    
    Aveva una minuscola scialuppa e quando il tempo era magnanimo, poteva portarsi appena al largo e sistemare una rete per il pesce, che poi metteva vivo in una vasca ricavata fra gli scogli.
    
    Per tutto il tempo libero che rimaneva, pensava.
    
    La sua mente si fermava su un ...
    ... particolare della sua vita, ci tornava, lo riviveva, si tormentava.
    
    Alla fine, scegliere di vivere un anno su quello scoglio, era il suo auto condannarsi ad una specie di carcere all'aperto.
    
    Voleva aver modo di espiare. Non aveva intenzione di tornare a vivere.
    
    Ogni giorno faceva il giro dell'isolotto, fra i tratti di sabbia e ciottoli, scogli, rocce, raccoglieva la legna portata dal mare e l'usava per cucinare e riscaldarsi. Legna di varia origine, con storia, proveniente anche da naufragi, di posti lontani.
    
    Si fermava e guardava il succedersi delle onde.
    
    Quel movimento continuo. Incessante.
    
    Ammortizzava così le proprie sensazioni. A volte ci restava per l'intera giornata, perso nel rumore della risacca.
    
    Di indumenti aveva ben poco, dei pantaloni, grossi maglioni d'inverno e camicie d'estate, un giaccone blu da marinaio, cerata per la pioggia, stivali. Un berretto.
    
    Quel giorno doveva recuperare la rete messa la sera prima. Il pesce di passaggio, in quel periodo grossi cefali migranti, era sempre numeroso perché attirato, nella notte, dalla luce del faro.
    
    Arrivato ai galleggianti che sostenevano la rete, li vide particolarmente appesantiti e tirando la corda di sostegno, la trovò molto resistente.
    
    C'era pesce? Così tanto pesce?
    
    No, non era quello che appesantiva.
    
    Era una donna. Una donna nuda! Bellissima!
    
    La tirò a se, sperando di trovarla ancora in vita. La sollevò in barca con angoscia.
    
    Come era possibile? Una donna?
    
    Poi si accorse ...
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