1. Quella sera al cinema (quarta parte)


    Data: 29/04/2021, Categorie: Prime Esperienze Autore: MauXCuck, Fonte: EroticiRacconti

    Dormo bene, e quando mi sveglio sono le dieci passate. Vado in bagno. Sono felice che Ada sia tornata a casa, anche se non so di cosa vorrà parlare. Mi basta che sia a casa, per il momento. Sotto la doccia si ripresenta il "problema" dell' eccitazione. Beh...se mia moglie mi vuole "lucido", scaricare la tensione mi aiuterà ad ascoltarla senza farmi troppo condizionare dalla tempesta ormonale che si è scatenata.
    
    Quando esco dal bagno, un asciugamano avvolto attorno ai fianchi, lei è seduta sul bordo del letto. Indossa una camicia da notte di cotone bianca con minuscoli disegnini azzurri lunga fino alle ginocchia La stanza profuma di caffè. Vedo la tazzina sul mio comodino. Non so cosa fare: non voglio rovinare tutto con un gesto, una parola sbagliati. Ci pensa lei a togliermi d' impaccio.
    
    "Cosa fai lì impalato? Siediti lì (sullo stesso bordo ma ad un metro da lei) bevi il caffè e...ascolta...ascolta senza intervenire, senza chiedere finchè non ho finito."
    
    Il tono della voce è neutro, non sorride ma nemmeno mostra tracce dell' astio con cui mi ha parlato prima di lasciarmi.
    
    Naturalmente, faccio come mi ha detto. Sto ancora bevendo il caffè tiepido quando lei comincia.
    
    "Ti ho detestato. Mi sono sentita tradita da te...da mio marito. Non ho dormito nemmeno un minuto. Ero continuamente sotto la doccia. Volevo...pulirmi...purificarmi dopo quello che era successo. E pensavo...continuavo a pensare. Mi ero quasi convinta che i ragazzi, la loro sfrontata sicurezza nel ...
    ... toccarmi, nel mostrarmi i loro...cosi facessero parte di un piano che avevi architettato tu, che tu fossi d' accordo con loro, che gli avessi detto come comportarsi. Però...però ero stata io a passargli davanti invece che scegliere una fila vuota. Sì ma...però se non l' avessi fatto spontaneamente avresti potuto dirmi tu di farlo, come quella volta al mare. Però...però..quanti però. Ero confusa, ero disperata. Alle sei sono uscita e, così com' ero sono andata a suonare al campanello della mia amica Stefania, la psicologa. Volevo che qualcuno mi aiutasse e chi, se non lei, poteva farlo? Mi apre, vede che sono sconvolta, mi dice di entrare. Io però voglio andare via da quella città, voglio andare via...lontano...da te. La prego di accompagnarmi. Troveremo un albergo al mare dove passare il w.e., dove potrò parlare. Lei esita un pò, poi cancella i suoi impegni e viene con me. Troviamo un buon albergo proprio di fronte al mare. Ci chiudiamo in camera e lì le dico tutto...tutto, di te, di quello che avevamo fatto...insomma, tutto senza tralasciare nemmeno il più piccolo particolare."
    
    Lei mi ascolta in silenzio e, quando ho finito, mi dice innanzitutto che...che secondo lei hai fatto bene a non intervenire. I ragazzi avrebbero potuto essere ancora più violenti con me...e con te. Poi...
    
    "Però, vedi, Ada...ognuno è libero di accettare o rifiutare quello che gradisce o non gradisce...però il tuo atteggiamento nei confronti del rapporto anale, la violenza, il disgusto con cui ne ...
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