Aspettando il padrone… ovvero i pensieri di una schiava prima, durante e dopo una punizione
Data: 13/04/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Lidia, Fonte: RaccontiMilu
... situazione.
Mi rimbocco la camicia e il leggero maglioncino, accuratamente, fino a metà schiena, quindi prendo una sedia e dando le spalle all’ingresso mi piego sullo schienale afferrando i bordi della seduta. A questo punto devo divaricare le gambe. Vuole che lo faccia, non solo per essere esposta, e quindi creando una situazione di
ulteriore disagio, ma anche perché, se decidesse di colpirmi anche in mezzo alle gambe, non debba trovare ostacoli di sorta.
Ora sono pronta, anche se pronta non lo sono mai, e i pochi minuti che mancano, crudelmente, mi lasciano il tempo di pensare.
Non è certo la prima volta che il mio padrone mi vedrà nuda, vedrà ogni mia recondita intimità, ma il mio pudore fa si che ogni volta provi la stessa vergogna, come se
fosse, a tutti gli effetti, la prima. O sempre provato pudore, anche con i miei partner, ma questo va oltre. Non saprei come altro definirla se non una vergogna
profonda.
Cerco quindi di evocare il dolore provato altre volte, con la dichiarata intenzione di esorcizzare quello che mi sta aspettando. Ma non ci riesco, e se ci riesco non
sortisce effetto. Cerco di chiedermi cosa prova lui, probabilmente appagamento, forse soddisfazione, non saprei.
Ogni pensiero è spezzato dal rumore dell’ascensore che si ferma al mio piano. Il dubbio su chi sia e chi cerchi è presto risolto dalla porta che si apre. Lo saluto, e
mentre lo faccio mi chiedo quante persone che conosco si sono mai trovate a ...
... salutare qualcuno dandogli le spalle a sedere nudo, preoccupandosi di aver assunto la
postura corretta. Probabilmente nessuna.
Il mio padrone è comunque una persona dai toni e dai modi gentili, e quindi risponde al mio saluto. Questa sua pacata gentilezza ha, per me, sempre rappresentato un
contrasto che accentua la mia situazione.
Non commenta e si comporta come si trovasse nella situazione più naturale e ovvia del mondo. Sento che afferra la cintura, con calma quasi compassionevole, mi dice che sta per iniziare a colpirmi, che sentirò male ma come al solito non dovrò ne muovermi ne parlare. Mi chiede quindi se ho qualcosa da dire prima che comincia, e io gli rispondo di no.
So che adesso inizia.
Cono la sequenza delle mie sensazioni quando vengo sculacciata, vergogna-dolore-vergogna.
Nella prima fase, che coincide con la preparazione e i primi colpi, la vergogna fa da padrone. E’ una vergogna intensa che mi fa quasi desiderare venga cancellata dal
dolore. Ma quando il dolore arriva, me ne pento subito di questo desiderio. E’ un dolore molto forte, aumentato dal fatto che non posso sottrarmi, ma anzi devo rimanere nella posizione impostami per permettere che i colpi vadano validamente a segno, una cosa contro natura, contro lo spirito di sopravvivenza. Finito il dolore torna la vergogna, per essermi sottoposta a tutto questo, per dover tornare tra la gente “normale” con la pelle bruciante.
I colpi cominciano, sono acuti, brucianti, ma poi il ...