1. Aspettando il padrone… ovvero i pensieri di una schiava prima, durante e dopo una punizione


    Data: 13/04/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lidia, Fonte: RaccontiMilu

    A settembre fui punita.
    
    Generalmente preferisco che le punizioni mi vengano somministrate a casa del mio padrone. Questo perché non amo legare ricordi delle mie umiliazioni ad ambienti
    
    famigliari, non amo pensare che mia figlia o i miei amici si muovano inconsapevoli nello stesso ambiente che mi ha visto degradata. Ma quella volta non ebbi scelta
    
    poiché il giorno deputato alla punizione era pieno d’impegni inderogabili, così fui io stessa a chiedere, seppur riluttante all’idea, di subire il castigo a casa mia.
    
    Anche se la mattina fu frenetica il mio pensiero ricadeva sempre sulla sculacciata che avrei subito nel pomeriggio, questo fece si che nei miei compiti lavorativi fossi poco presente con la mente e la mia partecipazione nelle discussioni fosse ridotta al minimo.
    
    All’avvicinarsi dell’ora “X”, non ero ancora a casa, così affrettati il passo, con la mente confusa da mille pensieri tutti interrotti da altri a loro volta confusi e senza un capo o una fine.
    
    Arrivata a casa, poiché il mio padrone pose come imperativo inderogabile di trovarmi già in posizione, cercai di calmarmi e organizzare le idee nel poco tempo che mi rimaneva. Non ebbi il tempo di fumarmi la consueta sigaretta per cercare, o meglio illudermi di rilassarmi, ma dovetti concentrarmi nell’essenziale.
    
    Per prima cosa mi premurai di accendere il televisore, una concessione del padrone, che mi permetteva di placare un mio timore, una mia paranoia, ovvero che i vicini intuissero cosa ...
    ... stava succedendo nel mio appartamento.
    
    Quindi spensi il cellulare e staccai la cornetta del telefono, sapevo bene che un imprevisto squillo avrebbe peggiorato la mia già misera situazione.
    
    Tutti qualche volta perdonano, a volte anche il mio padrone, ma non le lancette dell’orologio della cucina, che con brevi scatti, m’indicavano che era tempo di mettermi in posizione. Nel mio rapporto di sottomissione molte cose sono codificate, non hanno bisogno di spiegazioni, e questo in gran parte vale anche per le
    
    punizioni, per le azioni e le posizioni che devo assumere. Questa codifica non &egrave frutto della consuetudine, ma di imposizioni ben precise, alle quali il mio padrone fa
    
    seguire, con dettagliato sadismo, la motivazione del perché le pretende.
    
    Ebbene &egrave proprio il momento. A volte, quasi sempre, la preparazione alla punizione e già punizione, umiliazione e degrado.
    
    Mi sfilo quindi la cintura, con la quale, per altro, verrò colpita, e ben arrotolata la rispondo sul tavolo. Mi tolgo quindi i pantaloni e gli slip con sopra stampigliata una patetica fantasia di personaggi Disney. Premo quindi il pulsante del citofono per aprire il portone del palazzo e mi assicuro che la porta di casa non sia chiusa con la chiave.
    
    Mi trovo ridicola a compiere queste operazioni nuda dalla vita in giù, ma non &egrave la prima volta che mi sento ridicola e probabilmente nemmeno l’ultima. Tolgo lo specchio con la cornice etnica dal muro, non sopporto vedermi in questa ...
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