1. Servizio pubblico napoletano


    Data: 19/01/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: chupar, Fonte: Annunci69

    ... lato della strada e inserì le quattro frecce. Lasciando perplesse le mignotte là intorno, fece comparire la scritta che indicava il fuori uso e mi girò di spalle, leccandomi l’ano. Divaricò le mie natiche per assaporare al meglio il buco del culo, trascurando del tutto il mio pisello, gonfio e bagnato: “Stai tranquillo che mo’ te pompe come a na zoccola.”
    
    Io, un po’ intimorito dalla situazione, non volevo, ma quello continuava senza remore. Le sue dita giocavano con il mio culo, facendo finta di non notare che avevo l’uccello bagnato e barzotto. M’infilò un dito, poi due ed io gli chiesi un terzo. Lui, da bravo, le introdusse tutte e tre dopo averci sputato nuovamente sopra.
    
    I suoi grugniti divennero più forti quando puntò la cappella sul mio mazzo, irrigidendosi: “Adesso te lo ficco in’d o culo, zoccola ca nun si' atr'!”
    
    Il maiale, rimasto vestito, con il suo cazzo latino che orgoglioso emergeva dalla patta con un ciuffo di peli neri, mi afferrò e con una spinta portò al caldo “o pesc” senza molto riguardo, inesorabilmente. Quindi, iniziò a montarmi con vigore e io lo assecondai facendo dei gridolini a ogni colpo.
    
    Quell'uomo stava facendo di me quello che voleva in un bus di linea, a ridosso di un parco pieno di puttane e la cosa mi piaceva da matti! Il mio corpo, usato come quello di una qualsiasi zoccola, però rispondeva con calore e lui si dava sempre più da fare. Eccitato, ogni tanto si fermava per non godere in fretta e mi smanettava l’uccello; poi roteava ...
    ... “o pesc' int’a fess de’ ricchioni” e ricominciava a fottere.
    
    Ad un certo punto mi sussurrò: “Ancora nu poc' e sburro! Addo’ ‘o vuoi?”
    
    Gli chiesi di venirmi in faccia.
    
    Me lo domandó ancora, forse per umiliarmi: “In faccia? Come chella bucchina ‘e mammeta!?”
    
    - “Sì. In faccia, ti prego! Non ce la faccio più!”
    
    Vedevo il suo cazzo palpitare, mentre si scapocchiava furiosamente davanti a me e mi schizzava una quantità incredibile di fiotti densi sul volto.
    
    I suoi spasmi cessarono di colpo: “Lecca! Lecca il tuo cazzo, zoccola!”
    
    Non chiedevo di meglio. Lo imboccai di nuovo, fino alla radice, guardandolo dal basso in tutta la sua imponenza maschia. Mi scivolò fuori dopo che gliel’avevo ripulito: “Sei na grande artista, te piac’n e schizzi eh?”
    
    Abbassai lo sguardo, ma lui mi sollevò per il mento ordinando: “Guardami!”
    
    Aveva lo sguardo del porco vittorioso, quello che hanno i maschi quando sanno di averti dominato come e quanto hanno voluto: “Tutta sborrata sei, latrina…guardami!”
    
    Lo fissai. Il suo cazzone nodoso e ancora grosso gli penzolava tra le gambe. Ne volevo ancora.
    
    Ridacchiando ironico: “Stai ancora a guardà o pesc?…Altra sborra la vuoi?"
    
    Fattosi di nuovo serio: "Soreta è ‘na puttan comme a te?”
    
    L’autista mi passò un fazzoletto: “Domani sono di servizio. Porte pure a isse. O isse sta già qua mmiez e zoccole?”
    
    Non andò oltre, perché guardò fuori. Quando si accostò al vetro notò una donna in minigonna e tacchi vertiginosi. Era sua moglie, ...