1. Io, Francesca, la donna invisibile


    Data: 15/10/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Gianni_Badesi, Fonte: RaccontiMilu

    ... fino allo sfinimento. Non lo facevo da non so più quanto tempo. Non l’avevo mai fatto, in questo anno e due mesi passati. Nemmeno dopo tutte le letture degli ultimi due mesi. Da non crederci? Magari sì’ Ma &egrave così. Non so quante volte l’orgasmo mi ha scossa. Ad un certo punto non li ho contati più. Come non ho più contato le promesse, fatte ogni volta che riprendevo fiato, tra una scossa l’altra, che quello sarebbe stato l’ultimo e mi sarei messa a nanna. E giù a rimandare a memoria le ricette di dieci piatti diversi, che finivano per confondersi l’uno con l’altro, tra antipasti e secondi, contorni e dessert. E giù la mano, vanti andare. Poi ho provato con le fatture da registrare, col lavoro. I numeri si rincorrevano e si confondevano. Non mi era mai successo. E giù la mano, di nuovo, avanti andare.
    
    Succedeva di continuo: più mi sforzavo di mettere gli ingredienti al posto, le fatture in ordine, più ritornava quella immagine: la mia auto, ferma, nel parcheggio di uno dei più grandi poli commerciali della grande città dove vivo. La mia auto in quel parcheggio chiacchieratissimi, quello che di notte si trasforma, mantenendo la stessa logica di un ipermercato e cambiando i prodotti: ogni settore del parcheggio un gusto ed una offerta differente del grande mercato del piacere. Transessuali, coppie di scambisti, guardoni, esibizionisti, prostitute, incontri al buio’ Come fossero elettronica, elettrodomestici, casa, arredo bimbi, gioielleria, abbigliamento e pelletteria. ...
    ... Fino alle 21, il parcheggio di un grande polo commerciale’ Dopo le 21 la merce cambia, la logica resta la stessa: arrivare, parcheggiare quanto più vicino a quel che si cerca, consumare o acquistare e tornare a casa.
    
    Più mi sforzavo di rimettere in fila gli ingredienti, ricomputare le fatture, più la mia macchina prendeva nitidezza e consistenza. E allora la mia mano tornava a scendere, animata di vita propria. Ogni volta cedevo. Resistere non aveva senso; quelle immagini non si scacciavano. L’ombra che si avvicina, la sigaretta tra le mie labbra che trema impazzita. L’ombra che si fa vicino allo sportello. Io che apro. L’ombra si mette tra le e lo sportello, apre il cappotto. Mi guida la mano. Lo offre perché valuti la mercanzia.
    
    E le dita impazzite dentro, indice e medio. E il pollice a carezzare il clitoride, sempre più forte’ Fino a sentirlo bruciare. E l’altra mano a palparmi il seno, tormentare dolcemente un capezzolo prima e poi l’altro.. E l’orgasmo. Prima forte, inaspettato, di quelli che arrivano e tu sei lì scioccata a dire: ‘Non me lo ricordavo così” Poi sempre più bramato, ossessivamente, violentemente, con testardaggine. Col bruciore sotto il pollice. Col dolore a fasciare le altre dita, che le pareti attorno non ce la fanno più a tendersi e stringersi, congestionate da una ripresa dei lavori inaspettata e troppo, troppo intensa.
    
    Smettevo di mettere in ordine gli ingredienti e me ne stavo lì, con la mente, seduta in macchina, in quel parcheggio, ben dopo ...
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