1. Io, Francesca, la donna invisibile


    Data: 15/10/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Gianni_Badesi, Fonte: RaccontiMilu

    ... il seno. E se &egrave vero com’&egrave vero che i pompini sono tutti uguali. Questo &egrave meno uguale degli altri. Perché finora non ero mai stata lì a chiedermi com’era il cazzo che stavo succhiando, com’era l’affare che avevo in bocca. Non averlo visto mi mette di colpo, non so perch&egrave, questa curiosità. E questo &egrave meno uguale degli altri perché non m’&egrave mai capitato di non saper dire, arrivata ad un certo punto, da quanto lo avessi tra le labbra. Ora invece &egrave così. Quel pensiero, quella domanda arriva all’ennesima pompata, mentre mi arrivano in testa mille domande. Sento che il ritmo rallenta. Sento che non sono più li a chiedermi cosa sto facendo. No, sento che di colpo arriva una domanda diversa: ‘Come lo sto facendo?’ E poi una nuova, ancora: ‘Perché lo sto facendo?’. Alla seconda non so rispondere’ Mi dico che non ha senso chiederlo. O forse che l’unico senso sta nel fatto che mi ci sono trovata, che mi sembrava impossibile potesse succedere e che quando &egrave successo non sono stata capace di dire no.
    
    Torno a chiedermi come lo sto facendo. Mi rispondo con una sola parola: male. Perché di sicuro una donna, se &egrave diventata invisibile, una ragione ci sarà. E quella ragione si chiama disinteresse, mio per primo, verso tutto quello che sono una donna ed un uomo assieme’ che &egrave anche un pompino. Male. Non gli sta piacendo. Perché non &egrave possibile che una donna come me lo sappia far bene. Male, perché altrimenti quella mano, la ...
    ... sua, che sento sulla nuca, invece di accarezzare appena un poco, starebbe lì bella premuta a chiedere di più’ Si sa, l’appetito viene mangiando e se quel calore non si sente’ ‘No, sto andando male’ questo mi ripetevo. E quella mano, quella mano se ne stava lì solo come timido incoraggiamento, come pietistica consolazione. Non sentivo il suo respiro. Troppo concentrata a sentire il mio? Forse no. Forse, semplicemente, non gli piaceva per nulla.
    
    Poi, non lo so perché, ho cacciato via le domande. Ho ricominciato a farmene altre, altre che non ricordo. Non come ricordo, invece, la sensazione di pieno che quella noce bollente mi dava ogni affondo di più. Pieno. Duro. Scotta. L’ho sentito cominciare a pulsare, forte. L’ho sentito gonfiarsi e tendersi un attimo di più. Poi &egrave arrivato il bollente, dolciastro. Il primo schizzo contro il palato. Seguito da altri, un paio davvero potenti, copiosi. Mi sono bloccata con la bocca a mezz’asta, il respiro trattenuto, mentre lo sentivo contrarsi, pulsare e spruzzare. Ho sentito quel liquido scivolarmi dal bordo della bocca. Ho visto qualche goccia stillare giù e fermarsi spalmata sui suoi peli. Ho serrato, anche se non ricordavo nemmeno se mi piacesse, per evitare la figuraccia del farlo sporcare. Ho creduto di ricordare si facesse così, stringendo le dita attorno alla radice e muovendole verso l’alto. Una, due, tre volte, fino a che le contrazioni di quella noce bollente non avevano smesso di dare succo. L’ho sfilato piano dalla bocca. ...
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