1. Come parlarne? - Capitolo V


    Data: 28/09/2020, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... Ansimò e gemette per il piacere che provò. Poi si lasciò andare abbracciandomi e sdraiandosi su di me, spossata.
    
    Non disse nulla per un po’ e io neanche.
    
    Ci rilassammo in silenzio. Stavo già così bene che pensai che se anche non si fosse dedicata a me, sarebbe andato bene lo stesso.
    
    Ma lei sollevò il capo e mi accarezzò i capelli, guardandomi: “Mi è piaciuto un sacco…”
    
    “Anche a me…”
    
    “A te ci pensiamo ora, ok?”
    
    Si tirò su, si diede una guardata, poi sparì in bagno, di fretta. Sentii quindi l’acqua scorrere e capii che si stava lavando. Infine tornò con della carta igienica e una domanda: “Hai visto nulla?”
    
    “Che cosa avrei dovuto vedere?”
    
    Si mise sopra di me, dandomi le spalle e nascondendomi la parte bassa del mio corpo. Poi la sentii usare la carta igienica sul mio pene e in zone limitrofe.
    
    “Allora non hai visto nulla. Meglio così…”
    
    “Di che parli, Debora?”
    
    “Non lo hai capito? Mi hai tolto la verginità.”
    
    Rimasi scioccato. Nella foga del rapporto, non ci avevo proprio pensato.
    
    “Scusami” dissi.
    
    Rise, e tanto. “Ma che dici? Come pensi di poter avere un rapporto con una ragazza vergine senza toglierle la verginità?”
    
    “Io non sapevo che eri vergine… Non ci ho pensato”.
    
    “Ti piacciono i miei piedi?”
    
    “Che c’entra ora questo?”
    
    “Non me lo hai mai detto. E visto che sto per metterteli in faccia, sarebbe bene saperlo.”
    
    Provai un moto di eccitazione ed il mio pene, che si era abbassato, sembrò risvegliarsi. “Ovviamente mi piacciono. ...
    ... Tu mi piaci tutta, sei un sogno.”
    
    “E tu sei esagerato. Ma visto che sembri davvero innamorato, darò la colpa alla tua cecità”
    
    Detto questo buttò per terra la carta igienica ed iniziò a stimolare il mio pene con le dita. Colto di sorpresa, gemetti.
    
    Si tirò su, per poi sedersi sul mio petto, lasciando stare il pene. Sollevò poi un piede e lo poggiò sulla mia bocca. Questa volta, al contrario del pomeriggio, ne sentii l’odore. Era stato nella scarpa, aveva camminato, si era preparato per me. Inspirai intensamente lasciando che l’odore penetrasse attraverso le narici, fino ad arrivare al cervello. Il mio pene si mise sull’attenti. Espirai con la bocca e nuovamente inspirai. Di nuovo piacere. E poi ancora. L’unica aria che respiravo era l’odore del suo piede.
    
    Debora si spostò di lato e mi si sdraiò accanto, in posizione contraria alla mia. Allungò le gambe poggiando entrambi i piedi sulla mia faccia. Gli stimoli e gli impulsi aumentarono a dismisura. La mia lingua iniziò a leccare ciò che trovava, il mio naso non poteva che respirare l’odore intenso. I miei occhi non vedevano altro che le sue dita muoversi sul mio viso.
    
    Poi Debora tornò a stimolare il mio pene con le mani. Lentamente, senza fretta, mi lasciò godere il momento. Si stava donando. Muoveva la mano dall’alto verso il basso e viceversa con delicatezza, senza pretendere di raggiungere alcun obiettivo. Solo per darmi piacere.
    
    Incrociò quindi i piedi, tenendone sempre al centro il mio naso. Decise quindi ...