Eros
Data: 10/01/2020,
Categorie:
Sensazioni
Autore: chiara_, Fonte: RaccontiMilu
Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato.
Sono spaventata, ho paura, provo un’ansia e un’angoscia che a tratti mi troncano il respiro.
Sono terrorizzata, benché continui a ripetermi che non ce n’è motivo.
Ieri sera mi sono preparata a dovere: il silképil ha strappato i peli di troppo, uno ad uno, dalla mia pelle, provocandomi un leggero dolore, e poi arrossamento. Solo da quel momento sono stata consapevole che sarebbe successo davvero.
Oggi sono qui, a lottare contro la paura, e a chiedermi se non sia meglio tirarmi indietro.
Vince l’orgoglio. Così, all’ora stabilita, sono nel luogo dell’incontro.
Lui è leggermente in ritardo. Impegni imprevisti lo trattengono ancora. Mi suggerisce, per ingannare l’attesa, di bere un caffè.
Scelgo di fare due passi intorno all’isolato. Gli incontri pomeridiani regalano spesso un bel sole come contorno, e ne approfitto per cercare di calmarmi.
Quando rientro, lui è pronto.
Due parole di cortesia, e poi la definizione dei dettagli, con calma ed educazione. In certe situazioni è bene non lasciare troppo al caso: lo sappiamo entrambi, e teniamo bene il ruolo.
Mi libera dei vestiti di troppo. Lo agevolo.
Ci siamo.
Come sempre, quando sono in ballo, danzo al massimo delle mie potenzialità. Nel tempo della battaglia non c’è spazio per esitazioni o ripensamenti.
Lui inizia divinamente, riuscendo a farmi sentire contemporaneamente indifesa, vulnerabile, e padrona ...
... della situazione. Mi rilasso. Mi piace, questa fase iniziale, in cui nulla è davvero ancora accaduto, eppure tutto viene preparato per l’inevitabile. E’ come un tempo sospeso, in cui qualcosa, “dentro”, sceglie se aderire a quanto sta per succedere.
So esattamente quello che voglio.
Sono eccitata.
Quando è il momento, lui apre il cassetto, sceglie il… “guanto”, e lo indossa chiudendo gli occhi, in un gesto lento e consapevole, come se stesse contemporaneamente recitando in silenzio una preghiera. O un suo analogo.
Il suo gesto mi manda letteralmente fuori di testa. Tutto, tutto vale la pena di essere vissuto, per il solo piacere di assistere a quell’istante così personale, che in ogni caso sta per riflettersi su di me come un’onda di energia fortissima.
Mi sciolgo. Mi arrendo.
Le sue mani su di me, che finalmente mi sfiorano come desidero, che finalmente si muovono sicure, mi calmano e mi strappano un: “Oh, sì…” mentale, che mi predispone al piacere in arrivo.
La realtà, purtroppo, è ben diversa. “Va bene, così?”, mi chiede. “No, non va bene”. Si interroga, ci pensa, capisce.
Si ferma.
Ovviamente: si ferma.
Si alza.
Si sfila il guanto.
Si allontana.
Il castello magico crolla di colpo.
Lo conosco poco. Abbiamo parlato, questo sì, ma non sono riuscita a cogliere la sua essenza. So che non è cattivo. So che non gli interessa fare del male senza scopo. So che ha il ghiaccio, negli occhi, al posto del fuoco che ben ...