1. ALLA FERMATA DEL 116


    Data: 31/12/2019, Categorie: Etero Autore: fiordinorma, Fonte: RaccontiMilu

    ALLA FERMATA DEL 116
    
    Da circa dieci minuti, attendevo alla fermata degli autobus di piazza Garibaldi, il mezzo, ideale per salici, ovvero uno abbastanza affollato. La mattina ero uscita di casa con un proposito ben preciso,
    
    farmi toccare, palpare e altro’, su un autobus da sconosciuti, avevo preparato tutto a dovere, vestivo un tailleur rosso, con gonna corta, camicetta bianca e aperta sul petto da far vedere il reggiseno nero, sotto una mutandina di seta, anch’essa nera e infine, le calze autoreggenti che non si notavano da sopra.
    
    Il 116, mi sembrò il mezzo adatto, molto affollato, decisi di salirvi, tra spintoni e gimcane, riuscii
    
    A piazzarmi dentro, sul retro del veicolo, in un angolo morto, cioè dove il traffico dei passeggeri che salivano e scendevano, non mi ostacolavano, e dove di solito si mette chi deve scendere per ultimo. Rivolsi lo sguardo al finestrino, appoggiata con il davanti sulla parete del mezzo in attesa.
    
    Non guardavo gli altri passeggeri il mio sguardo era volutamente assente per loro, facevo finta di guardare fuori, per dar agio a chi lo volesse di appoggiarsi vicino, senza essere visto da me.
    
    Finalmente, dopo un po’, avvertii, un contatto, qualcuno si era piazzato dietro di me, prima una toccata e fuga, cioè una strusciata con il dorso della mano sul mio sedere, poi vedendo la non reazione da parte mia, una premuta con il corpo sul mio, favorito dalle continue frenate del conducente. L’uomo che mi stava appiccicato dietro capì, di ...
    ... poter approfittare della situazione, e la pressione del suo bacino sul mio culo si fece più insistente, per favorirlo ancora di più, senza alcun dubbio, diedi un colpettino con l’anca sulla patta dei suoi pantaloni, ora era chiaro.
    
    Sentii un qualcosa di duro, premere sul mio culo, era certamente il cazzo dell’uomo, pregustavo una certa eccitazione, la sua mano sinistra, quella rivolta verso la parete del mezzo, si poggiò sui miei fianchi, palpando con movimento scendeva lentamente lungo la mia gamba sinistra, fino a raggiungere il bordo della gonna.
    
    Si insinuò decisa tra le mie cosce, strinsi le gambe, istintivamente, senza ostacolarlo, e stavolta la mano faceva il percorso inverso, risaliva lentamente tra esse palpando e accarezzando la mia morbida carne’! Giunta all’inguine, si soffermò per un po’ sul bordo delle autoreggenti, poi il
    
    contatto diretto con la pelle mi inebriò, chiusi gli occhi, cercando di godere in silenzio e senza
    
    movimenti bruschi che potevano insospettire i viaggiatori. Mi toccò la mutandina, prima su una natica e poi più giù, sulla fica, a quel punto, l’uomo si rese conto che stavo godendo’, perché mi ero bagnata dall’umore che continuava a uscire dalla vagina., il suo dito forzò e sentii la stoffa dell’indumento penetrare dentro di me. Le dita, ora erano due o forse tre, ma non importa, tra le labbra della mia passerina, stuzzicavano il clitoride, procurandomi orgasmi a ripetizione.
    
    Stavo, apparentemente indifferente, per gli altri, ma colui ...
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