1. COME PRATO D’IRLANDA


    Data: 01/11/2019, Categorie: Etero Autore: dimashq, Fonte: RaccontiMilu

    COME PRATO D’IRLANDA
    
    Sto sistemando gli appunti della giornata di lavoro, le dita veloci sul touch screen, mentre i gabbiani volano sul mare azzurrissimo emettendo i loro richiami.
    
    Ogni tanto alzo gli occhi, guardo le barche a vela che ondeggiano attraccate alla marina.
    
    Fa caldo, anche se il pomeriggio è già inoltrato, ho sete.
    
    Chiamo la cameriera.
    
    -Parakalò?-
    
    -parakalò?
    
    Resto muto e immobile, come fossi una statua di sale, come se avessi visto un fantasma…
    
    Trovo la parola:
    
    – Mithos, a bottle, thank you.-
    
    Ma il fantasma è ancora lì davanti a me.
    
    La cameriera mi mette la bottiglia di birra sul tavolo, la prendo, verso un bicchierone abondante, sorseggio avidamente, spengo l’ipad; resto a fissare il mio fantasma.
    
    Riesco ad intravvederne gli occhi, occhi d’un colore verde intenso e raro.
    
    Conosco due sole persone che hanno occhi così, e sono lontane entrambe, una nello spazio, a due ore e mezzo di volo da qui, una nel tempo, sepolta da venti anni di vita passata.
    
    Un fantasma, appunto.
    
    Prendo la bottiglia e il bicchiere, mi alzo, lascio qualche euro sul tavolino.
    
    -Buon giorno signora, posso?
    
    Vedo due occhi d’un verde profondissimo scrutarmi prima con fastidio, poi con stupore, infine vedo un sorriso allargarsi:
    
    -si, certo! Ma … tu qui? Ma quanti anni sono passati dall’ultima volta?
    
    -venti.
    
    Vorrei dire di più, ma non ci riesco, mi si secca la gola.
    
    -posso sedermi qui?
    
    -certo, certo, ma va che piccolo il mondo! ...
    ... Cosa fai adesso?
    
    Cosa faccio?
    
    Mi viene in mente Verdone ‘faccio cose, vedo gente’.
    
    – vendo plastica
    
    In realtà è un po’ più complicata di così, ma tendo a riassumere.
    
    -E tu?
    
    – sono qui per un convegno di farmacologia…
    
    Ah, mi trovo a pensare.
    
    La signora è bella, e affascinante: lo è sempre stata, anche quando eravamo poco più che ragazzini.
    
    C’è stato un momento della vita, per lo meno della mia, in cui avremmo potuto essere i protagonisti del racconto ‘fosforo’, di primo Levi: solo che non eravamo seduti su di una panchina, bensì sui sedili di una vecchia automobile rossa, la mia.
    
    Ma vicini quanto un tiro di dado siamo stati.
    
    Un tiro di dado: poteva uscire 6, è uscito 1 e la cosa è finita lì.
    
    E’ stato tanto tempo fa.
    
    Tanto.
    
    E sono successe tante cose.
    
    Troppe cose.
    
    Ma ogni tanto quel fantasma ha visitato i miei sogni, sono tornato a volte in quella vecchia macchina rossa.
    
    Il dado s’era fermato sul sei.
    
    Mah.
    
    -dai raccontami della farmacologia.
    
    Non m’importa un pico della farmacologia, nemmeno ascolto molto, mi limito a guardare quegli occhi verdi come prato d’Irlanda fra capelli color miele di lavanda che svolazzano nella brezza di mare.
    
    La farmacologia cede il passo alle solite cose: la famiglia, i figli, il lavoro, cosa fai e dove vai, dove andrai in vacanza.
    
    Siamo alla terza birra, le prime luci del tramonto sulla marina fanno luccicare i bicchieri di scintille rosse ed oro.
    
    Il sole cala in fretta in questa ...
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