1. La schiava virtuale. Una storia quasi vera.


    Data: 01/10/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Sesso di Gruppo Autore: chiodino, Fonte: RaccontiMilu

    Cara amica,
    
    è troppo presto per chiamarti schiava e non so come rivolgermi a te in questo primo contatto se non chiamandoti appunto amica..
    
    Hai detto e concordo, che sia opportuno conoscerci meglio prima di affrontare il nostro ‘viaggio insieme’. Non ho mai avuto una schiava virtuale e la cosa mi intriga non poco. Sono diventato maggiorenne a 21 anni. Questo dovrebbe dirti che troppo giovane non sono, anzi. Lo ripeto perchè non ci siano malintesi. Non dico che sarò o potrei essere per te questo o quello. Come hai chiesto, descrivo per sommi capi chi e cosa sono. Liceo e poi università; lavoro in una città capoluogo del nord. Della mia prima donna ricordo poco e non voglio dire niente. Direi che sia stata lei a scegliere, decidere e fare… ero giovanissimo. Non la considero, neppure la ricordo o ricordo ben poco. Lampi di luce, sensazioni emozionanti e, stranamente, vergogna e forse persino disgusto, dopo averlo fatto. Considero come la prima volta, come mia prima donna una signora, al mare, qualche anno dopo. Frequentavamo da anni gli stessi bagni in riviera ed ero letteralmente odiato dalla figlia di lei sui dieci anni. Ci fu una scommessa. Quella sera e per tutta la settimana la figlia sarebbe stata assente e c’era la scommessa in ballo. Chi perdeva avrebbe pagato una serata al ballo. Ho vinto ed andammo a ballare. Pagai io. Sono una signora e non sono certo abituata a pagare gli uomini per ballare, aveva detto. Poi riportandola a casa, scopammo prima in un orto di ...
    ... lato al carruggio e poi da lei. Alcuni giorni e notti di fuoco. La seconda o terza notte le legai i polsi alla testata del letto. Per gioco, lei consenziente o forse istigato da lei. Adesso scioglimi mi disse, io invece la imbavagliai con un mio fazzoletto pulito ed il suo foulard. Non avevo nessuna intenzione di farle del male, uno scherzo e per scherzo le legai pure i piedi ai due pilastrini in fondo al letto. Non capii che avesse paura e tra le sue gambe, come mi aveva insegnato lei, strofinai il glande nella fessura fin a farla bagnare almeno un poco. Ero eccitatissimo, dicevo cose senza senso su quello che le avrei fatto e, scopando, riuscivo con mia immensa sorpresa a trattenermi dal godere, riuscivo a fermarmi per poi ricominciare… Per quanto giovane capii che le era piaciuto parecchio, immensamente. Partì la mattina presto passando a salutarmi in camera. Mi è piaciuto troppo, ho una figlia, ho un marito…
    
    Qualche anno più tardi, qualche scopata, due o tre al massimo più tardi, quasi ventenne ed universitario conobbi una ragazza. Un cinema, un’altra volta una cena in trattoria, poi con la macchina di papà la portai dove pensavo di poter limonare in santa pace. Invece scopammo. Diventò una abitudine vederci il sabato o la domenica in un piccolo albergo dove non andavano troppo per il sottile sui documenti.
    
    La ricordo come una ragazza normale, almeno graziosa. La chiamerò Anna. Ben presto il proprietario o gestore, mi propose una alternativa: un appartamento che ora ...
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