1. LAURETTA cap. 4 Il trauma della perdita della vergini tà


    Data: 29/11/2017, Categorie: Lesbo Autore: karinalisa, Fonte: RaccontiMilu

    ... premetti, lo massaggiai completando il suo orgasmo.
    
    Dovetti sostenerla perché le sue gambe stavano cedendo, la sollevai fra le braccia e l’adagiai sopra il letto, vi salii anch’io allungandomi accanto a lei. “Scusa Lisa, non ho resistito, era da tanto . . .”. Le chiusi la bocca con un bacio e accarezzai il suo visino tornato sorridente.
    
    “Ho visto che hai un innamorato” chiesi guardandola intensamente. I suoi occhi si rattristarono inaspettatamente, nascose il viso nel mio collo, il suo nasino freddo contrastavo con il l’alito che era bruciante. “L’avevo, ora non più, l’ho lasciato” le sue labbra mi solleticavano mentre lo diceva; “Come mai?”, le labbra muovendosi era come se mi baciassero “Ho capito che voleva . . . lo sai!”. Lo sapevo o perlomeno lo immaginavo ma chiesi ugualmente: “Cosa è successo, racconta!”.
    
    Muovendo le labbra contro il mio collo raccontò: In breve, dopo una passeggiata mano nella mano sulla neve, si inoltrarono in un boschetto dove si fermarono, lei poggiando la schiena contro un pino si lasciò baciare, non era la prima volta che lui la baciava ma quella volta fu diverso, si fece tutto contro facedole sentire contro il ventre la sua eccitazione, a Lauretta piaceva la durezza che premeva contro il suo ventre, non si spaventò quando lui si aprì la cerniera dei pantaloni, liberò il pene e glie lo diede in mano poi visto che la ragazza era ben disposta le fece capire . . .
    
    Lauretta si chinò sui talloni e glie lo prese in bocca, una cosa che ...
    ... aveva già fatto con altri ragazzi e anche con il ragazzo che l’aveva deflorata; cominciò a scorrere su di esso e avrebbe continuato perché le piaceva come piace a tutte le donne, ma dovette interrompere il suo bocchino, si stava avvicinando una slitta trainata da un cavallo, lui si riaggiustò e continuarono al passeggiata.
    
    “E poi?” chiesi sollevando il viso sopra il suo. Sul mio collo rimaneva un senso di freschezza che mi fece rimpiangere le sue labbra. In poche parole arrivarono ad una sorta di capanno, il fatto che la porta fosse stata sgomberata dalla neve le fece capire che lui aveva premeditato tutto. Scappò via malgrado lui gridasse il suo nome implorandola di tornare indietro.
    
    “Perché non hai voluto?” Chiesi. Le vennero le lacrime agli occhi. “Potevo forse dirgli: prima devevo infilarmi nella fica questa cosa. . . Potevo dirgli questo?” Sussultai: “Ti porti dietro quelle supposte?”, “Si, le ho sempre con me anche se non credo. . .”
    
    “Corri a prenderle!”. Lauretta eseguì, mentre scendeva di sotto dove erano rimasti i suoi vestiti, estrassi dal comodino svolgendolo dal suo panno, lo strapon nero; presentai il bulbo all’apertura della mia vagina e lo introdussi senza difficoltà tanto ero bagnata. Mi accorsi subito che non andava bene, il fallo oscillava oltre quello che desideravo, lo estrassi senza esitare e stringendo i denti me lo spinsi nell’ano.
    
    Quando la ragazza ricomparve mi trovò coricata sulla schiena, le gambe dischiuse e io che brandivo il mio cazzo ...
«12...111213...»