1. Signor giudice


    Data: 24/09/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: ennese80, Fonte: Annunci69

    Signor Giudice mi lasci spiegare.
    
    So di aver sbagliato, so che non avrei dovuto farlo. Però ho una giustificazione in qualche modo, è da dieci anni che lo amo, in silenzio ma lo amo. Sono dieci anni che la mia mano finge di essere il suo corpo, ero solo un adolescente allora, 15 anni appena, quando capii di amare il mio migliore amico. L’adolescente è cresciuto e con esso l’amore.
    
    Non dovevo, me ne rendo conto, ma la carne è debole e l’amore è forte, urla e zittisce la ragione.
    
    Adesso le racconto, le spiego bene cos’è accaduto.
    
    Eravamo usciti quel sabato sera, come sempre, io e lui gli amici inseparabili anche se, per me, lui era l’amore della mia vita.
    
    Sa com’è, da ragazzi la sera si beve ed eravamo arrivati in discoteca che già eravamo brilli.
    
    Io mi trattenevo come sempre, come in tutti questi anni, evitavo gli occhi dolci, evitavo di prendergli la mano, evitavo di dichiarargli il mio amore. Non le dico quanto male faceva ogni volta vedere che ci provava con qualcuna, vedere che la rimorchiava e che se la sbatt…, mi scusi il linguaggio, ci faceva sesso in macchina o nei bagni. Io restavo lì ad attenderlo fra drink e sigarette. Certe volte mi chiudevo in bagno e la mia mano accendeva il sogno del suo corpo, altre volte, se ero fortunato, per così dire, un ragazzo ci provava e io ci stavo, lasciavo che nell’angusto spazio del cesso lui s’inginocchiasse e che la sua bocca accogliesse il mio cazzo ed il mio seme. Io chiudevo gli occhi e sognavo Giuseppe, ...
    ... immaginavo che fossero le sue labbra e la sua lingua a darmi piacere. Godevo ma era tutto finto, restava in me solo amarezza e solitudine.
    
    Quella sera signor Giudice, quella sera l’avevo visto allontanarsi con quella bionda, non mi chieda il nome o com’era il suo viso, non lo so, facevo in modo di non vederla, d’ignorarla, l’avrei odiata senza nemmeno conoscerla.
    
    Il mio Giuseppe si allontanò con lei, sorridendomi come sempre, con lo sguardo del vincitore, quel sorriso beffardo. Chissà se era consapevole del male che mi faceva in quel momento, chissà se capiva che trafiggeva il mio cuore con lame roventi.
    
    Quei minuti in cui il suo cazzo si muoveva in lei per me erano angoscia, l’inferno in terra.
    
    Recitai la parte dell’amico felice, finsi che avevo rimorchiato anch’io un ragazzetto che mi aveva fatto un pompino, ma non era vero, ero a pezzi e ogni pezzo di me mi lacerava l’anima.
    
    La serata era finita signor Giudice e io e Giuseppe siamo tornati a casa. Avrei dormito da lui quella sera, casa sua era vicina al locale e l’avremmo raggiunta a piedi, non siamo persone che guidano ubriache.
    
    Avrei dormito da lui, come quasi ogni sabato sera, quella piccola gioia di dividere castamente il letto con chi ami.
    
    Lo signor Giudice, quella sera è andata diversamente, ora le spiego.
    
    Lui era più ubriaco di me, non lo so, forse solo più stanco. Io ero in grado di liberarmi dei vestiti e lui un po’ meno.
    
    L’avrei aiutato io, come mille altre volte, non sarebbe successo nulla, ...
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