1. Mirela, tacchi e piedi - cap.4 Stavolta nel mio ufficio


    Data: 21/07/2019, Categorie: Etero Autore: FrancoT, Fonte: EroticiRacconti

    Quello al centro commerciale fu il primo di una lunga serie di incontri clandestini, organizzati più o meno bene, in luoghi più o meno eccitanti. L'unico difetto che aveva il mio rapporto con Mirela era che i nostri incontri avvenivano solamente al mattino od al pomeriggio ed esclusivamente in orario lavorativo. Mai un pranzo, una cena, una serata o men che meno una nottata.
    
    “Se potessimo stare insieme una notte intera, chissà quante volte ti monterei”, le dicevo spesso.
    
    Mirela rideva e poi rispondeva quasi sempre con la stessa battuta:”Non è detto che io lo voglia, oppure l'esatto opposto: che tu riesca a resistere al mio ritmo per una notte intera”. Sapeva essere misteriosa ed eccitante al tempo stesso, senza essere fastidiosa. Non parlava mai, né bene né male, del marito anche se pian piano capii che il loro rapporto non doveva essere idilliaco, nonostante la facciata estremamente buona che come coppia davano esternamente.
    
    Frasi come “non vedevo l'ora” oppure “quanto tempo”, davano l'idea di una vita sessuale non troppo frenetica tra le mura domestiche.
    
    Un pomeriggio me ne diede conferma quando improvvisamente me la trovai davanti all’ingresso del mio ufficio con il dito incollato al campanello. Dalla mia porta si vedeva esternamente, ma non era possibile dall’esterno vedere all’interno. Rimasi ad osservarla un attimo, notando immediatamente il suo cattivo umore e la sua agitazione, ma anche il suo look, perfetto come sempre. Indossava un abito nero, stretto, ...
    ... che metteva in mostra le sue forme. Era ingrassata un paio di chili e lo ripeteva in continuazione come fosse un difetto, ma io la preferivo. Scarpe nere dal tacco alto, aperte dietro e calze neutre completavano il suo look.
    
    Era uno di quei pomeriggi in cui la mia impiegata non c’era perché impegnata in un corso di aggiornamento. E lei lo sapevo benissimo perché glielo avevo raccontato.
    
    “Che cazzo aspettavi ad aprire?!?!?”, mi chiese entrando come una furia.
    
    “Ero al telefono”, le mentii cercando di capire cosa avesse mentre richiudevo la porta a chiave.
    
    “Poteva vedermi qualcuno!”.
    
    “E con ciò? Non è che entrare da me sia vietato!”.
    
    “Se entrare da te implica il fatto che tu entri dentro di me, direi che è vietato eccome! Almeno per mio marito!”, mi rispose lasciandomi quasi senza fiato nel comprendere il motivo per cui si era fiondata nel mio ufficio.
    
    Poggiò la borsa su una poltrona e si appoggiò ad una scrivania indicandomi di avvicinarmi. Io lo feci e ci baciammo. In modo sensuale e morboso, come due che non si vedevano da anni. Lei aveva voglia. Io non pensavo che quel pomeriggio avremmo scopato, ma la voglia mi venne subito.
    
    Smisi di baciarla sulla bocca e le leccai il collo. Lei mi lasciò fare scusandosi per quell’improvvisata. Disse che quella era stata una giornata difficile con suo marito e di avere bisogno di rilassarsi.
    
    Mentre la baciai le sollevai il vestito e le strinsi le natiche fra le mani. Indossava delle autoreggenti ed aveva davvero ...
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