1. Storie di mostri - Il cannibale


    Data: 06/06/2019, Categorie: pulp, Autore: Alba6990, Fonte: EroticiRacconti

    ... apparso così naturale...
    
    Togliere la vita a qualcuno.
    
    Eppure non l’aveva odiato, anzi l’aveva in qualche modo amato, mentre facevano l’amore nel suo letto.
    
    Ed era così che dimostrava il suo amore? Smembrando quel corpo perfetto per nasconderlo e disfarsene meglio?
    
    Aveva cominciato dalle braccia.
    
    Con un seghetto.
    
    Aveva affondato i denti nella carne.
    
    All’inizio dovette farsi non poco coraggio, non ci riusciva.
    
    Piangeva e si disperava mentre faceva avanti e indietro con il braccio, freneticamente, velocemente. Il sangue gli schizzava sui vestiti, in faccia, in bocca, sugli occhiali da vista.
    
    Piangeva e urlava.
    
    Ma alla fine, era riuscito a seppellire quei sacchi neri pieni di carne e sangue nel bosco dietro casa.
    
    Aveva provato a redimersi, a darsi un freno, trasferendosi a casa della nonna a West Allis. Scioglieva gli scoiattoli nell’acido e custodiva manichini rubati.
    
    Una volta sua nonna aveva scoperto uno di quei manichini nell’armadio, si era spaventata non poco.
    
    Ma questo non bastava.
    
    Non bastava mai.
    
    Quei ragazzi che seduceva nei bar.
    
    Quelle vite...
    
    Non aveva mai odiato nessuno!
    
    Perché faceva ciò?
    
    Forse per un costante allontanamento da Dio e Gesù Cristo. Aveva bisogno di tornare sulla retta via, ma non poteva.
    
    La sua malattia e la sua malvagità glielo impedivano.
    
    Pure sua nonna non lo voleva più in ...
    ... casa: il suo comportamento, i rumori e la puzza che proveniva dalla cantina da quando era arrivato l’avevano costretta a sbatterlo fuori.
    
    Per questo era a Milwaukee.
    
    Seduceva...
    
    Faceva sesso...
    
    Uccideva...
    
    Smembrava...
    
    ...mangiava...
    
    E non sempre in quest’ordine preciso.
    
    Sì convinceva che divorandoli, li avrebbe fatti rivivere nel suo corpo.
    
    Sarebbero diventati parte di lui.
    
    Li avrebbe amati.
    
    Ma lui rimaneva sempre malato.
    
    Malvagio.
    
    Malato.
    
    Posò il pennello.
    
    Il teschio che aveva in mano era colorato e pronto per diventare una decorazione.
    
    Guardò quelle orbite vuote.
    
    Vide gli occhi messi addormentati della sua ultima vittima, mentre le trapanava il cranio per farla diventare uno zombie.
    
    “Jeff, sei in ritardo.”
    
    “Lo so, mi scusi, capo. Non accadrà mai più.” disse entrando nella fabbrica di cioccolato in cui lavorava.
    
    Quanta ironia.
    
    Mangiava cadaveri e lavorava in una fabbrica di cioccolato.
    
    “C’è uno nuovo, insegnali come usare il macchinario.”
    
    “Certo.”
    
    Davanti a lui si materializzò un ragazzo di bell’aspetto.
    
    Gli sarebbe piaciuto accarezzare le sue membra fredde.
    
    Fare l’amore con il suo corpo irrigidito.
    
    Renderlo parte di sé, divorando le sue interiora.
    
    Come una lince malata di carne umana che salta alla gola.
    
    Malvagio...
    
    Malato...
    
    Malvagio...
    
    “Piacere, Jeffrey Dahmer.” 
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