1. Storie di mostri - Il cannibale


    Data: 06/06/2019, Categorie: pulp, Autore: Alba6990, Fonte: EroticiRacconti

    1988
    
    Era colpa sua.
    
    Lo sapeva benissimo.
    
    Non c’erano giustificazioni per ciò che aveva commesso.
    
    Quel che è fatto è fatto, purtroppo.
    
    Ma ormai non poteva più soffermarsi troppo sulle sue azioni malate, poiché gli venivano naturali quanto viene naturale a una lince di uccidere un cervo.
    
    Nel suo appartamento di Milwaukee, prese un pennello e cominciò a dipingere. Più, forse, a colorare.
    
    Non si considerava affatto un artista. Non si trattava di un capolavoro e neanche di una crosta.
    
    Era solo un modo per abbellire in un modo malato il risultato di ciò che aveva compiuto.
    
    Modo malato.
    
    Malato...
    
    ...malato...
    
    Sapeva di essere malato. Anche malvagio. Ma soprattutto malato.
    
    Le persone sane di mente non facevano ciò che faceva lui.
    
    La sua malattia aveva dato i primi segni alla tenera età di sei anni: il suo cimitero degli animali dietro casa.
    
    Quel bosco era stato testimone e culla dei cadaveri di gatti, cani, uccellini e altri animali. A volte, quegli animali li usava per fare scherzi fanciulleschi, destando paura e disgusto nei suoi coetanei.
    
    All’epoca, poteva anche non rendersi conto della gravità delle sue azioni, dell’oscenità di quel suo hobby.
    
    Ma a sedici anni, ti puoi accorgere benissimo quanto sia malato eccitarsi al pensiero dei cadaveri, dei morti in generale. E l’alcolismo da cui cominciava ad essere affetto, di certo non lo aiutava a scacciare quelle macabre fantasie.
    
    Sognava di corpi inermi, con lo sguardo vitreo e ...
    ... i muscoli intrappolati nel rigor mortis.
    
    Sognava di toccare quelle membra che non sarebbe mai più invecchiate.
    
    Di accarezzare quella pelle fredda.
    
    Di coccolare quell’involucro ormai contenente solo carne e sangue.
    
    Di fare l’amore con quella carne e con quel sangue.
    
    Si masturbava spesso su quelle immagini, rendendosi in un certo modo conto che non fosse normale.
    
    Ma anche in quel contesto, poteva ancora salvarsi, perché si trattava semplicemente di fantasie di un omosessuale dagli strani gusti. Non aveva commesso niente che potesse ricondurre a quegli scabrosi pensieri.
    
    Poi arrivò il ‘78.
    
    Si era diplomato da poco.
    
    Aveva ucciso un uomo.
    
    Non sapeva nemmeno lui cosa fosse successo esattamente, sapeva solo che quell’autostoppista gli piaceva.
    
    L’aveva caricato in auto e invitato a casa sua. L’intento era solo quello di passare una bella serata in compagnia, dato che i suoi genitori non c’erano.
    
    Si bevvero una birra, finirono a letto insieme. Poteva terminare così, la loro nottata: con delle coccole a letto, nudi e dormienti.
    
    E invece terminò con dei sacchi dell’immondizia pieni di resti umani fatti a pezzi.
    
    L’aveva assalito come una lince sulla presa e l’aveva colpito alla testa con un manubrio e poi lo aveva soffocato.
    
    Alla vista di quel cadavere, si accasciò sul divano, il vomito che si faceva strada verso l’alto lungo il suo esofago e lacrime e singhiozzi rigurgitati dagli occhi rossi.
    
    Si pentiva.
    
    Come aveva potuto?
    
    Gli era ...
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