1. 013 vita al campo


    Data: 13/04/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... facendone felice qualcuno lasciando che mi sborrasse in bocca, pensavo che mai più avrei sofferto nella mia vita ... e che fino a quando sarei stato una felice vitella, mi sarei tenuto alla larga dal lirico amore, e dunque alla conseguente sofferenza cui ci trascina quando ne siamo affetti.
    
    Il culo era guarito. Rientrato.
    
    Devo riferire che in una di quelle sere, qualcuno intravvide nel mio sbocchinaggio non proprio una pratica pertinente ad un giullare un tantino finocchio da schernire con benevolenza e con una punta di disprezzo. Qualcuno vide in me qualcosa di più, vide come dire la suina perfetta, non solo per inocularle in gola i copiosi schizzi di sperma, ma quel mio culo, dalle evidenti contrazioni e dai vistosi rilasci, invitava gli affanni dei più eccitati giovanotti del campo, ora incapaci di trovarsi moglie ma soggiogati dalle spietate voglie da branco.
    
    Per questa ragione io credo ognuno dovrebbe compiere l’esperienza del campo.
    
    Stavo china china e bella ubriaca tra le cosce di un tale, immersa tra le luci rosse dei falò, e bersaglio immobile di cicche, bicchieri e sputi, quando tre ragazzi sopraggiunsero di fianco. Contrariamente alle espressioni facciali degli sbocchinati, costoro avevano una espressione seriosa e par che respirassero a narici dilatate.
    
    Mi sollevarono tenendomi per le ascelle e i gomiti, ed io sculettando come una scema salutavo tutti. Mi diressi con loro fuori dalla bolgia festante, salendo per monticelli di discarica poco fuori ...
    ... gli ultimi camper, e lì, sotto la luna, nell’azzurro lunare di calcinacci e porcellane da cesso, fui stuprato con una premurosissima brutalità.
    
    Fu carino perché in una notte senza nuvole, sotto la lucida volta celeste e con il vociare e la musica lontano, io mi concessi a loro con l’abile competenza della scrofa, lasciando che mi sversassero dentro milioni e milioni di cellule spermatiche.
    
    Io di certo non mi astenni dal compiere la mia parte, e mi prodigai a deglutir di culo gli spermi di quei ragazzi. Avevo tenerezza per quei milioni di ottimisti esserini insufflatimi nel culo ed uccisi a tradimento senza un solo ovulo da fecondare, poiché come è noto, non v’è figa sottratta alla procreazione della specie di un tubo digerente possibilmente dei più rotti.
    
    Ma l’esperienza più inebriante per me fu quando invece otto di loro mi portavano più in là, nel buio fitto di un bosco ceduo esteso fino al fiume, ove il baccano e la luce dei falò si attenuavano in soffusi mormorii e lasciavano alle acque vicine del fiume il dolce cantico del suo moto fatto di piccole onde notturne. Ed io, nel suono primordiale dell’acqua, mescolavo al cantico delle notti immortali i gemiti della vitella svitata.
    
    Era lì che mi abbandonavo. Lasciavo che tutti mi si attaccassero alla mammella o litigassero fra loro nei pressi del culo per fregiarsi il titolo del primo venuto, già che anche questo è noto, ossia che un culo tira di più della fica quando si stringe nella sua prima presa.
    
    Quella sera ...