1. Tokio love hotel


    Data: 28/01/2019, Categorie: Etero Autore: Alienoterrestre, Fonte: Annunci69

    Prendo la tangenziale che punta a oriente e finisce sulla via della seta. Ho tutto il tempo per arrivare puntuale all'appuntamento per le dieci(10) di sera al Tokio Love Hotel. Un edificio dell'era industriale restaurato con una rasatura cementizia rosa e le tapparelle di plastica nuove. É un appuntamento al buio.
    
    Pago per una stanza a ore. Non serve un documento. É gestito da una giovane coppia di sposi asiatica. Terzo piano, non c'è ascensore.
    
    Scalo un rampa, La passerella che copre la moquette è ridotta, in alcuni punti, a un grossolano groviglio di spaghi. Alle pareti tinteggiate a pastello chimico, alla luce dei neon, sepolcrali mazzi di fiori di plastica catturano polvere. E devono avere certamente qualche altra funzione oltre a un'estetica incomprensibile. Il pessimo gusto di di cui sono capaci i cinesi sembra sottendere a una qualche pragmatica sottile.
    
    La mia signora aveva proposto di consumare il nostro incontro in una suggestiva ambientazione di indicibile squallore. L'avevo trovata subito un'idea fantastica.
    
    La prima impressione emotiva, chiuso la porta dietro di me, è di gelata fascinazione.
    
    Esamino la mobilia in laminato marrone e il minuscolo bagno dietro la paratia scorrevole, quello sì glaciale, Una scaldiglia elettrica tenta di stemperare l'atmosfera pregna di fumo stantio.
    
    Ci sono due che stanno scopando nella camera sull'altro lato del corridoio.
    
    Apparecchio sul comodino il telefono, i bicchierini e la bottiglia di rum (quello ...
    ... che si serve nei peggiori bar di Caracas, sempre meglio del Bacardi distillato a Portorico, compagno di scaffale). La mia incognita amante aveva espresso un desiderio di alcol che non ero riuscito a spiegarmi. Zotico ignorante che sono.
    
    La voce era schietta e tremendamente erotica. I suoi messaggi puntuali e meravigliosamente ficcanti. Questa donna sembra anche troppo giusta. Non vorrei che sotto sotto trovo il trucco.
    
    Accendo la tivù, muta, trovo un film d'altri tempi, in bianco e nero, Spencer tracy e Katharine Hepburn che giocano a golf. L'applique alla parete irradia una fluorescenza orribile. Spengo , rimane una lama di luce dal bagno.
    
    Trovo un cuscino nell'armadio, sembra quasi pulito. Disteso su un fianco, sulla pesante coperta di peluche che sa di posacenere, in una postura quasi fetale dettata dal freddo, guardo il soffitto attraversato da bagliori lividi.
    
    E se non viene? Per un ripensamento, un contrattempo, una scusa. Per paura. E se fosse questo il gioco? Trovare un “non luogo” malinconico e lontano da tutto. I chilometri di strada verso il nulla dilatano la distanza. Una stanza d'albergo rallenta il tempo.
    
    Quanto potrà durare questa attesa: mezzora(1/2), un'ora(1), l'eternità. Poi me ne vado. Non prima di contemplare la comicità gotica di suicidarsi con i cocci della bottiglia di rum sulla tazza di quel cesso che intravedo dallo spiraglio della porta. E di identificarmi nello smarrimento del viandante di un racconto archetipale, o qualcosa del ...
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