1. Neve in autostrada


    Data: 12/12/2018, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... svelta, prima che altri abbiano la mia stessa idea!
    
    Valuto il mio abbigliamento: decisamente poco adatto a quel clima polare, ma in fondo son solo una decina di metri!
    
    Indosso già il parka: rialzo il cappuccio bordato di pelliccetta sulla testa e contemplo con autocommiserazione le scarpe con le quali dovrò affrontare dieci metri di neve ghiacciata: le mie decolté con tacco a spillo sono quasi più inadatte di un paio di infradito!
    
    Mi metto la borsetta a tracolla e mi incoraggio: tiro la levetta d’apertura e spingo la portiera; si apre di forse trenta centimetri, frusciando col bordo inferiore sulla neve, mentre il gelo si impadronisce del mio ancora tiepido abitacolo!
    
    Occazzo! Vorrei rinunciare e richiudere, ma la portiera &egrave bloccata.
    
    Mi incoraggio: sprofondo il piede nella neve, mi alzo dal sedile e spingo con la spalla; si apre abbastanza da lasciarmi sgusciare fuori, mentre il vento mi sbatacchia e i fiocchi di neve gelata mi crepitano sul parka come pallini da caccia.
    
    Riesco fortunosamente a richiudere la portiera e mi avvio, con le gambe che mi bruciano dal freddo e dalla mitragliata della neve.
    
    Incespicando, quasi accecata dalla tormenta che adesso limita la visuale a forse cinque metri, mi avventuro: l’auto dietro la mia &egrave piena, ci sono quattro tizi con l’aria torva e comunque non era quella la mia destinazione.
    
    Ormai gelata, arrivo accanto alla cabina del tir e picchio con la mano sulla portiera; intuisco dei movimenti dietro al ...
    ... finestrino gelato e poi la portiera si apre ed una manona pelosa si protende, a cercare la mia.
    
    Sarebbe stato impossibile salire fin lì sopra da sola, ma anche con l’aiuto del camionista son stati lunghi, pietosi momenti.
    
    Il tepore della cabina &egrave quasi ubriacante; riprendo fiato qualche minuto e poi realizzo che sono, in pratica, a pancia sotto, sulle cosce del camionista, come se dovessi essere sculacciata’
    
    Lo guardo: parecchi fili bianchi tra i capelli corti, qualche pelo bianco sulle guance non rasate da giorni, grassoccio ma con un sorriso, appena accennato, benevolo.
    
    Lo ringrazio, e lui risponde’ in un’altra lingua, sconosciuta.
    
    Poi ride e mostra una bella dentatura; indica se stesso e dice solo ‘Jamal, Turkie’
    
    Occavolo: proprio un turco! E va beh, chissenefrega! Con quella cabina calda può venire anche da Marte!
    
    Poi indica l’occupante dell’altro sedile (e chi lo aveva visto?) e dice: ‘Ahmed’, mentre gli da un affettuoso buffetto.
    
    Guardo l’altro e noto una vaga rassomiglianza col camionista; dico ‘tuo figlio?’ e sorrido.
    
    Lui ride, tutto contento che ho capito. Mi indico: ‘Mara!’
    
    Sorride, prende una fiaschetta e versa in un bicchiere di plastica un liquore trasparente; lo ringrazio con un sorriso e lo bevo: &egrave forte da farmi tossire, ma cazzo se scalda!
    
    Adesso sorridiamo tutti, fatte le presentazioni, ma io sono scossa da brividi: mi abbraccio ed esagero i brividi, ma hanno già capito; Jamal ha allungato una mano sulla cuccetta ...
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