1. STANZA N. 303 – Ascoltando “Dance me to the end of love” di Leonard Cohen


    Data: 05/12/2018, Categorie: Etero Lesbo Autore: Cuore_Nudo, Fonte: RaccontiMilu

    ... capezzoli risposerò con prontezza al richiamo dei sensi.
    
    Sollevò la busta e la aprì mentre le gambe le cedevano. ‘Apri l’armadio, indossa quanto ti ho lasciato, siediti sul bordo del letto, bendati gli occhi e poi aspetta.’ Elena ripiegò a metà la lettera e la infilò nuovamente nella busta. La appoggiò sul piccolo tavolino e aprì l’armadio. L’unico capo appeso era un babydoll striminzito, un capo che non avrebbe mai acquistato da sola. Lo prese fra le mani per guardarlo meglio, la parte superiore era una sorta di reggiseno ma aveva solo i sostegni, al centro era senza stoffa, sottilissime spalline che si aprivano in due triangoli sostenuti da una fascia di pizzo nero. Un velo accarezzava i fianchi ma rimaneva aperto come una tenda sul ventre. Gli slip avevano una fascia di pizzo identica a quella sotto il seno dalla quale partiva un triangolo aperto, come quello dei seni, con l’unica differenza che al centro c’era un fiocco che aveva tutta l’aria di voler essere sciolto. Un foulard sottile di seta nera cangiante e impalpabile completava il tutto. Si spogliò lentamente ammirandosi allo specchio. Tolse la giacca, la gonna avvitata, la camicetta di seta, li appese con cura. Indossava un completino intimo che aveva comprato apposta per Francesco, ma stavolta non glielo avrebbe visto addosso, delle calze autoreggenti nere con un alto bordo di pizzo contrastavano con il chiarore della sua pelle. Slacciò il reggiseno. Sfilò le mutandine. La sua nudità la sorprese. Si sfiorò con ...
    ... la punta delle dita prima di indossare il babydoll. I triangoli lasciavano scoperto praticamente tutto il seno che si ergeva fiero e turgido fasciato dal pizzo. Ma quando si infilò la parte inferiore era così eccitata che il fiocco di seta che le accarezzava quel triangolo di pelle così sensibile le sembrò una lingua, la lingua di Francesco, vellutata e bollente. Pochi passi per raggiungere il bordo del letto, se anche lui non fosse arrivato quella sera, quell’appuntamento avrebbe già avuto un senso per lei.
    
    Era seduta come aveva chiesto lui e stava per completare il suo compito. Sollevò le braccia e si bendò gli occhi, strinse bene e due code di seta scivolarono sulle sue spalle nude facendola rabbrividire.
    
    L’attesa.
    
    L’attesa silenziosa.
    
    L’attesa densa.
    
    L’attesa è il piacere prima che diventi urgenza.
    
    Il tempo dilatato.
    
    Lo scatto della serratura la fece sobbalzare. Il profumo di Francesco le inondò le narici. Non disse una parola. La prima cosa che sentì furono le dita che accarezzavano i suoi capezzoli esposti. Poi la lingua che li bagnava, le labbra che la mordevano dolcemente. Le divaricò le gambe e sciolse il fiocco che la copriva a malapena e fu allora che la sua eccitazione, già portata all’estremo dall’attesa, divenne incontenibile, non l’aveva mai leccata così, con quel trasporto e con quella lentezza. La portava al limite e poi riprendeva lento. Le mani di Elena stringevano con forza, alterandone la piega perfetta, lo spesso copriletto. La testa ...