1. STANZA N. 303 – Ascoltando “Dance me to the end of love” di Leonard Cohen


    Data: 05/12/2018, Categorie: Etero Lesbo Autore: Cuore_Nudo, Fonte: RaccontiMilu

    A Francesco piaceva giocare. A Elena piaceva Francesco. E questo era un motivo sufficiente per assecondare ogni suo desiderio, anche se ogni volta era costretta a fare i conti con il superamento dei suoi limiti. Il suo sms era arrivato proprio durante la riunione, non lo aveva letto subito, non era stato facile trattenere la curiosità e inoltre quella vibrazione leggera le aveva scatenato un brivido così denso che aveva fatto fatica a ritrovare l’equilibrio e la concentrazione. Era stata distratta tutto il giorno, moriva dalla curiosità e aveva tanta voglia di rivederlo. Lasciava passare settimane senza chiamarla. E quando lo faceva, riusciva, con un sesto senso infallibile, a telefonarle sempre quando lei era costretta dalle circostanze a mascherare in qualche modo il suo turbamento. Non sapeva molto di Francesco, anzi a dire il vero non sapeva quasi niente di lui, probabilmente Francesco non era nemmeno il suo vero nome, ma conosceva ogni centimetro della sua pelle, ogni reazione alle sue carezze, il lampo nello sguardo quando assecondava docile le sue voglie e quegli occhi e le pagliuzze che li illuminavano, quando un pensiero indecente attraversava la sua mente e che sapevano accenderla di una bramosia che non aveva mai provato prima.
    
    Francesco era stato molto chiaro, Elena aveva fatto come lui le aveva chiesto. Le regole del gioco le stabiliva sempre lui, lei aveva il ruolo di protagonista ma nessuna voce in capitolo, non c’era discussione, lui dettava le regole ...
    ... lei le eseguiva alla lettera. ‘Via Cavour 213, stanza 303. Ore 21, leggi le istruzioni’, persino il tono impersonale del messaggio la eccitava. Questa eccitazione la pervadeva in un crescendo man mano che l’ora dell’appuntamento si avvicinava.
    
    Alla reception, insieme alle chiavi, il concierge le consegnò una busta bianca con il suo nome scritto a mano. Ebbe una leggera esitazione nel prenderla come se avesse paura di bruciarsi, come se a quel punto, così come ogni volta, non avrebbe più potuto tirarsi indietro. Prese l’ascensore, era tesa. La busta stretta fra le dita. Entrò nella stanza. Un grande letto matrimoniale con una spalliera in ferro battuto con intricati arabeschi. Il copriletto rivestiva con eleganza ogni lato, era di uno spesso tessuto da tappezzeria nei toni del bordeaux e dell’oro. Soffitti alti con stucchi e parquet di mogano. Una grande finestra con le imposte spalancate su palazzi d’epoca, un divanetto, un piccolo tavolo da tè, un armadio intarsiato e lampade ovunque, sulla parete destra si intravedeva il bagno la cui porta era accostata, sul letto un grande specchio con una cornice barocca. Era in anticipo, aveva tutto il tempo per prendere confidenza con l’ambiente e posticipare l’apertura della busta. Osservò la sua immagine allo specchio e lentamente sciolse la cintura del soprabito e lo sbottonò. Indossava un tailleur grigio e una camicia bianca di seta. Accarezzò languidamente il collo indugiando sulla scollatura, la pelle le restituì un brivido e i ...
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