1. Una relazione focosa con judith tra ungheria e italia


    Data: 16/11/2018, Categorie: Etero Autore: Bisexloingoio, Fonte: Annunci69

    ... sua voce che mi chiama come se volesse dirmi qualcosa da fare o da non fare per non disturbare.
    
    Vado nella stanza da dove era partita la voce e… la vedo nuda sul letto, lunghissima, con una gamba tesa e l’altra piegata con il piede sul ginocchio della prima. Un braccio piegato dietro la nuca; mi sembrava un dipinto del Goya, solo un po' più magra.
    
    Al centro di quella visione celestiale un ciuffo di peli neri, la fica semiaperta e quelle due tette dritte e sode.
    
    Se quello non era un invito vuol dire che io già dormivo e stavo sognando.
    
    Forse erano le due di notte. Iniziai a baciarla dappertutto e smisi di scoparla alle luci dell’alba, forse erano le sei. Che si può fare con una donna di quarant’anni? Come faccio a raccontarlo…ho fatto tutto!
    
    Da quel momento io per lei ero un nuovo fidanzato e sicuramente pensava a me come il suo prossimo quarto marito. Io no francamente, mi ero da poco separato da mia moglie e non avevo voglia di altri legami.
    
    Il giorno dopo andammo a Budapest presso una signora ungherese, vedova anche lei di un italiano, che ci offrì la sua casa ed il suo letto, per tutto un giorno.
    
    Cosa ho visto di Budapest? Solo qualche pezzetto di strada, il tempo di arrivare a casa di questa signora, poi nudi a letto ho visto per un altro giorno intero solo lei, la sua fica, le sue tette la sua bella faccia, bocca, lingua, tanto di tutto.
    
    Una particolarità di questa relazione? Ci fermavamo ogni mezz’ora circa per bere un bicchiere di vino e poi di ...
    ... nuovo via a darci dentro come due ragazzini innammorati.
    
    La relazione con Judith non finì in Ungheria.
    
    Lei venne a trovarmi in Italia e facemmo un wwekend a Ischia. Di quei giorni mi restano le meraviglie dell’isola e le abbuffate di sesso con lei; il ricordo più struggente è di quando facevamo l’amore nudi sul terrazzo dell’hotel, anche stavolta tra una bevuta di vino e l’altra, vino duro delle mie parti però, non quello ungherese.
    
    Un’altra volta ci demmo appuntamento a Roma per tre giorni. Passati in lungo e in largo dai Castelli ad Ostia Antica l’ultimo saluto me lo diede in macchina, nel parcheggio dell’aeroporto di Fiumicino.
    
    Ricordo che mancava mezz’ora al chek-in, io ero seduto al sedile di guida, mi sbottonò i pantaloni, me lo fece venire duro e poi iniziò a pomparselo in bocca con una sapienza tutta femminile. A dire il vero nei giorni precedenti non ci eravamo fatti mancare niente. Posso dire che a quel punto ero anche demotivato, ma lei tanto fece, tanto me lo leccò, tanto me lo succhiò finchè non sentimmo il membro sborrare.
    
    Dopo aver ingoiato i primi fiotti di sperma continuò a farlo scorrere in bocca finchè non fu sicura che lo avesse ripulito completamente; poi si mise dritta sul sedile, i capelli scomposti, mi guardò negli occhi, spalancò i suoi, schioccò la lingua sul palato e disse, come fosse in estasi: “quanto è buono”.
    
    La accompagnai all’aereo, le inviai messaggi, la chiamai al cellulare, sapendo che lo avrebbe spento in volo, secondo le ...