1. Plagiata ed estasiata


    Data: 14/11/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Attualmente mi trovo accomodata e per di più corrucciata ed esasperata all’interno di quella stanza indigente e malinconica, ponderando e valutando al meglio che la peculiare azione che potessi compiere, era quella di trattenere ammodo e convenientemente la collera, assieme al globale risentimento che costantemente m’assaliva. Per la precisione, io avevo già avuto un alacre e sostenuto colloquio direttamente con l’agente diplomatico, che pareva ci avrebbe cavato fuori da quella stramba e deforme circostanza, che ci eravamo implacabilmente e pietosamente cacciati. I tramezzi pitturati con un colore arancione scuro di quel misero ed esiguo sgabuzzino erano insudiciati, la piccola seggiola di vimini zoppicava e il bagliore delle lampade illuminate con la luce del neon, donava in conclusione a quel sciagurato ambiente una tonalità e un piglio ancora più depresso, mesto e sconsolato.
    
    In quel frangente, infatti, l’enorme e scura casacca che m’avevano fatto infilare era scabra e irregolare, giacché mi faceva prudere sovente l’epidermide pizzicandomela moltissimo. Dapprima di depositare tutto quello che avevo addosso, acclusa la tracolla con tutte le annotazioni e le riproduzioni effettuate, avevo fatto appena in tempo a trangugiare una porzione d’un potente calmante, avendo la cognizione che mi sarei di certo acquietata per svariate ore. Ero naturalmente distesa, allorquando una sorvegliante accedette nella sala e mi fece un gesto d’andarle dietro. Io strascicavo con delle ...
    ... deperite babbucce che m’avevano fatto infilare attraverso quegli anditi peraltro angusti e inzaccherati, mentre rimuginavo al mio socio pensando minuziosamente che fine avessero fatto in conclusione i rullini. Per tempo, con abilità, lui li aveva occultati nella tubatura dell’aria fresca, esortandomi di compiere lo stesso gesto con le bobine della videocamera.
    
    La guardia che mi precedeva era ammantata con una divisa azzurra, con delle spesse calzamaglie e con delle calzature senza lacci. Non appariva veterana, suppergiù avrà avuto una quarantina d’anni d’età. Ben presto oltrepassammo numerosi cancelli, finché ne aprì uno trovandoci infine all’interno d’una angusta sala senza finestre, una signorina con un camice bianco accomodata dietro al tavolino, mentre accanto alla porta sostava un gendarme. Con un eloquente gesto m’indicarono d’accomodarmi su d’una traballante vecchia seggiola dinanzi al tavolino, in quanto dovetti ben presto replicare a una successione di richieste alquanto irragionevoli e paradossali. L’ambasciatore, poco prima, m’aveva fortemente suggerito di non ribellarmi né di contestare, ma solamente di rispondere placidamente a tutto piuttosto velocemente e di non enunciare che ero una corrispondente, bensì che ero solamente un’assistente accademica. I ferri attorno ai polsi iniziavano a irritarmi, eppure auspicavo che da un momento all’altro si spalancasse la porta proferendomi rapidamente che sarei stata libera d’andarmene, che era stato totalmente un losco quanto ...
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