1. La nuova schiava - Modelling Suasion


    Data: 27/10/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: LucioSestio, Fonte: EroticiRacconti

    Seguì la donna fino alla porta che affacciava nel corridoio. I suoi passi brevi le facevano ondeggiare il culo ancora pieno del dildo. Se stava attenta riusciva a camminare in un modo che non le facesse troppo male. Ma doveva sforzare le caviglie a stare sempre dritte e tese. Non riusciva a credere di essere stata costretta a mettere quelle scarpe. Erano due giorni che era sempre sui tacchi a spillo e sentiva i muscoli delle gambe, i polpacci, farle male.
    
    Superarono la porta con la targhetta del Bukkake. A Silvia veniva da vomitare solo a leggere quella parola: solo a pensarla. Poi una porta che non aveva notato le altre volte. Fetish Room. Era quella dell'altra ragazza.
    
    Dietro di lei Simona, la ragazza rumena, seguiva l'altra donna. Sentiva il suo respiro corto seguirla. Il rumore dei suoi tacchi a spillo, molto più regolare del suo. Vedeva i muri dei corridoi. Avevano superato due stanza. Poi la sentì entrare in una delle stanze dietro di lei. Girò lo sguardo e la vide entrare nella Fetish Room. Poi sentì subito un urlo molto forte ‘NOOO' che proveniva dall'interno. E poi ancora ‘ PER FAVOREEE NOOO'. Immaginò la ragazza rumena. Immaginò il suo dolore.
    
    Tra poco chissà che sarebbe successo a lei. Modelling Suasion, si ripeteva. Resisti, tesoro. Così le aveva detto Simona prima di essere portata alla sua tortura. Arrivarono davanti alla sua porta. Quasi alla fine del corridoio, la targhetta riportava ‘Model Suasion'.
    
    Entrò seguendo la donna. Con sollievo vide che ...
    ... la stanza era quasi vuota, c'era un divano piazzato sopra una pedana di legno coperta da un tappeto nero. A pochi metri, un altro divano. La stanza però era grande ed intorno alla pedana c'erano delle sedie. Non c'erano strumenti e macchinari che la spaventavano. Dopo aver visto quelle catene legate al soffitto nella stanza del giorno prima, aveva immaginato di peggio.
    
    - Mettiti in piedi sulla pedana, davanti al divano - le disse la donna. Silvia camminò lentamente e mise molta attenzione nel salire il gradino. Per qualche istante doveva rimanere in equilibrio su uno solo dei suoi tacchi a spillo mentre con l'altra gamba cercava di salire sul tavolo. Con le braccia legate dietro la schiena la cosa era molto difficile. Si mise davanti al divano, in piedi.
    
    Dalla porta della stanza entrarono diversi uomini. Erano tutti vestiti solo di maglietta e mutande. Silvia riconobbe le magliette di alcuni gruppi rock che piacevano a suo padre. Gli uomini si fecero intorno al divano. La donna sedeva sul divano. Aveva in mano il telecomando nero. La scossa. Volevano torturarla con l'elettricità. Si era quasi dimenticata di indossare quell'abito. I continui piccoli stimoli che le piastrine le davano anche senza carica erano ormai un dolore di sottofondo cui non faceva neanche caso. Se si soffermava a pensarci, lo sentiva però. Tantissimi piccoli aghi che a contatto con la pelle le davano un brivido doloroso.
    
    La donna cominciò a parlare. Usò il tono formale e amichevole come quello ...
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