voglio il divorzio
Data: 13/10/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: domedeus, Fonte: RaccontiMilu
La prima telefonata era una come tante; la solita ragazza appena sposata che non andava d’accordo con il marito, che “non lo riconosceva più”, che “la vita con lui è ormai impossibile”. Una delle tante che si erano rivolte al mio studio legale per separarsi. Una delle tante, dicevamo, anche se forse più fastidiosa delle altre.
“E’ tutta colpa sua! E’ lui che è cambiato, io ha fatto di tutto per salvare la nostra storia ora lo voglio subito fuori di casa e che mi paghi il mantenimento”
Io paziente a spiegarle che con dieci mesi scarsi di matrimonio, senza figli, entrambi impiegati con un buon stipendio e di giovane età era ben difficile ottenere l’assegnazione della casa (tra l’altro di proprietà del marito) e un assegno di mantenimento; ma lei niente. “Non capisco, la colpa è sua, io ci avevo investito tanto in questo matrimonio, ho sofferto troppo, merito un risarcimento”
Questo è quello che odio delle separazioni: la gente non è in grado di ragionare serenamente e si rifiuta di accettare lo stato dei fatti. Mi viene voglia di mandarla a quel paese ma sto al gioco.
“Per ottenere la casa e un assegno di mantenimento si dovrebbe addossare a lui la colpa della separazione: ha avuto una relazione extraconiugale?”
No, fa l’ingegnere edile e quando non è in cantiere, dove non c’è neppure una donna, è a casa.
“Butta via i soldi, magari giocando d’azzardo?”
No, anzi, è molto attento.
“Allora è ...
... patologicamente tirchio?”
No, non ha fatto mai mancare nulla in casa.
“Beve?”
No, è astemio. Caspita, è praticamente un santo, allora comincio a scivolare lentamente nel surreale, forse così capirà.
“Fa uso di droghe?”
Per carità, no, è contrarissimo.
“Passa la serata davanti alla televisione con una birra in mano?”
No.
“Si lava poco, emana cattivi odori?”
No.
“Le chiede di fare cose strane a letto?”
No.
“La maltratta?”
Ah, questo si!
“E come?”
Uno schiaffo, sei mesi fa’ La mia pazienza è al limite ma continuo ad assecondarla. Le spiego che uno schiaffo isolato sei mesi fa non significa nulla e che si potrebbe parlare di maltrattamento solo se la schiaffeggiasse almeno una volta alla settimana (ho già perso mezz’ora con questa, la schiaffeggerei io volentieri) e poi ci sarebbe il problema della prova: vivono soli, uno schiaffo non lascia segni; se le avesse fatto un occhio nero avrebbe potuto farsi medicare al pronto soccorso e si sarebbe procurata al tempo stesso la prova della violenza del marito. Sembra convinta. Le spiego i documenti che deve procurarsi e fisso un appuntamento presso il mio studio dopo 15 giorni. Dimentico la questione ma dopo alcuni giorni mi piove in studio. “E’ la Sig.ra Michela ***. Sembra agitata” dice la mia segretaria. Finisco il mio lavoro e dopo una buona mezzora vado a riceverla in sala d’attesa.
Mi aspetta in piedi accanto alla porta. Sulle prime non mi fa alcuna impressione: non ...