1. Giulia


    Data: 11/10/2018, Categorie: Etero Autore: masaraj, Fonte: Annunci69

    Quell’anno per cause varie mi ritrovai ad organizzare le vacanze da solo. Seconda e terza settimana di Settembre. Destinazione? Sardegna.
    
    Arrivato il giorno della partenza carico i bagagli in macchina e parto per Livorno, traghetto e arrivo ad Olbia, sbarco e dopo una buona oretta di auto arrivo a destinazione.
    
    Il residence è di recente costruzione, carino, all’inizio del paese, con tutte le sue cose a posto, reception, piscina, tavolini, lettini eccetera. Bellino anche l’alloggio, due stanze e un bel terrazzo su cui si poteva mangiare e volendo, anche prendere il sole. Il mio confina a sinistra con quello di una famiglia tedesca, mentre a destra sembra non ci sia nessuno. Le persiane di quello che sicuramente è il soggiorno e quelle corrispondenti alla camera da letto, sono chiuse. A delimitare gli spazi che separano le rispettive zone, un muretto alto poco più di un metro.
    
    La prima sera decido di mangiare all’aperto, per cui apparecchio la tavola sul terrazzo. Il menù che mi sono preparato prevede: carbonara e a seguire una caprese. Anche la famigliola teutonica cena sotto il cielo, ci scambiamo dei semplici saluti.
    
    - “Guten abend” - mi apostrofano i crucchi, nel loro idioma.
    
    - “Good evening” - rispondo utilizzando il mio stentato Inglese.
    
    Passo tre giornate così, salutando gli Sturmtruppen quando li incontro e per il resto in totale relax. Di giorno in spiaggia, giornale, nuotate, radio, libro, qualche lumata alle dotazioni “chiappiche” e “poppiche” ...
    ... delle ultime turiste presenti ma, vi assicuro, solo a quelle che attraggono la mia attenzione. Insomma, mi rilasso.
    
    La sera del terzo giorno tornato dalla spiaggia mi faccio come ormai consuetudine una doccia prima di piazzarmi ai fornelli per cucinarmi la cena. Scelgo il terrazzo come location per degustare i “manicaretti” che mi sono preparato.
    
    - “Buon appetito!” - mi apostrofa una voce femminile.
    
    - “Grazie” - rispondo, voltandomi.
    
    Il riquadro della porta finestra, che sino a qualche minuto prima aveva le persiane serrate, ora incornicia la figura snella di una donna.
    
    Lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, due occhi da cerbiatta e due labbra create solo per baciare ed essere a loro volta baciate. Un viso grazioso punteggiato di lentiggini. Indossa una polo bianca e un paio di bermuda beige, gambe toniche, caviglie sottili, bei piedi che calzano un paio di sandali infradito. Il seno non è abbondante, si intuiscono i capezzoli che il tessuto della maglia non riesce a nascondere e il reggiseno a trattenere, ammesso che lo stia indossando. Sorride e le si illumina il viso. Mi alzo, passandomi il tovagliolo sulla bocca.
    
    - “Io sono Carlo, piacere.” - le dico porgendole la mano.
    
    - “Giulia. Piacere mio” - risponde stringendola, trasmettendomi un fremito.
    
    Mi informa che sono arrivate poco prima, dal Piemonte. Mentre ci scambiamo questi convenevoli dalla porta esce correndo una bambina.
    
    - “Mamma sono pronta, andiamo?” – chiede la piccola.
    
    Mi ...
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